Il Sacerdozio Universale e Ordinato. La vita comunitaria, le responsabilità e la vita del Presbitero tra Lavoro e Pastorale
Il Sacerdozio Universale
Il sacerdozio universale è un concetto teologico centrale nella fede cristiana, che afferma che ogni cristiano, sia laico che sacerdote, è chiamato a partecipare alla missione salvifica di Cristo. Questo principio affonda le sue radici nella Scrittura e nelle tradizioni cristiane e si è sviluppato nel corso dei secoli, acquisendo particolare rilevanza in contesti come quello del vetero-cattolicesimo.
Il fondamento biblico del sacerdozio universale si trova principalmente in alcune epistole del Nuovo Testamento, come quella di Pietro e quella agli Ebrei.
In 1 Pt 2,9, l'Apostolo scrive: "Voi però siete una stirpe eletta, un sacerdozio regale, una nazione santa, un popolo che Dio si è acquistato, perché annunziate le sue meraviglie". In questo passo, Pietro descrive tutti i cristiani come un "sacerdozio regale", sottolineando che ogni membro della Chiesa è chiamato a un ruolo sacerdotale di servizio all'interno della propria comunità e della società. Inoltre, in Ap 1,6 si afferma che Cristo ha fatto "di noi un regno, sacerdoti per Dio, suo Padre", riferendosi a tutti i credenti. Questi passi indicano che ogni cristiano, e non solo i ministri ordinati, partecipa alla funzione sacerdotale di Cristo. Anche la Lettera agli Ebrei (Eb 10,19-22) sostiene che tutti i credenti hanno accesso diretto a Dio, senza bisogno di un intermediario sacerdotale. Questo concetto di accesso diretto a Dio, senza la necessità di un "sacerdote esclusivo", costituisce una base fondamentale per il sacerdozio universale.
Il concetto di sacerdozio universale si sviluppa ulteriormente con l'idea che ogni battezzato partecipa alla "sacerdotalità" di Cristo, che ha sacrificato sé stesso per la salvezza dell'umanità. Ogni cristiano è chiamato a vivere una vita di preghiera, servizio e testimonianza. Nella Chiesa Vetero-Cattolica non esiste una netta divisione tra clero e laicato, come avviene nella Chiesa Cattolica Romana. Tutti i cristiani sono chiamati a vivere la propria fede come servizio al prossimo, non solo attraverso i ministri ordinati. In questa visione, il ruolo del ministro ordinato è quello di essere guida e di aiutare la comunità a realizzare il sacerdozio universale, non di mediarlo o di essere un intermediario esclusivo tra Dio e gli uomini. L'ordinazione sacerdotale è considerata un servizio particolare, ma non un livello gerarchico che ponga il sacerdote sopra gli altri membri della comunità.
Il Ministro Ordinato
Nella Chiesa Vetero Cattolica, il ministro ordinato è principalmente visto come un membro della comunità che esercita il suo ministero senza separarsi dalle esigenze e dalle esperienze del mondo laico. Può essere ordinato ministro uomini e donne che hanno completato il loro percorso di discernimento e di studio teologico-biblico-pastorale, senza il vincolo di celibato e nubilato e senza discriminazione in base all'orientamento sessuale.
Una delle caratteristiche distintive dei presbiteri vetero-cattolici è la loro partecipazione al lavoro secolare, una scelta che non è solo una necessità economica, ma un vero e proprio stile di vita. Il lavoro è inteso come un’espressione del loro impegno verso il mondo e la società. Non è raro che un presbitero vetero-cattolico svolga professioni come insegnante, medico, artigiano o in altri ambiti. Questo approccio si basa sulla convinzione che il clero non debba essere separato dalla società, ma che debba parteciparvi attivamente affinché il ministero pastorale possa essere vissuto concretamente nel contesto del mondo sociale. Il lavoro secolare consente ai presbiteri vetero-cattolici di vivere come tutti gli altri membri della loro comunità, contribuendo direttamente alla società e mantenendo un legame autentico con le sfide quotidiane. In questo modo, il ministro ordinato non è visto come una figura distante o "separata" dalla gente, ma come un fratello che condivide le stesse difficoltà, preoccupazioni e speranze.
Il ruolo del presbitero vetero-cattolico non si limita alla celebrazione dei sacramenti e alla predicazione della Parola di Dio, ma si estende anche alla testimonianza cristiana nel mondo laico. Vivendo una vita integrata con il mondo circostante, il sacerdote ordinato diventa un esempio di fede vissuta in ogni aspetto della sua esistenza. Lavorando insieme agli altri nella società, partecipando agli stessi progetti e affrontando le stesse difficoltà, il ministro ordinato non solo predica il Vangelo, ma lo testimonia attraverso le sue azioni quotidiane. Il lavoro secolare diventa così una forma di apostolato, in cui il ministro ordinato è chiamato a portare la luce del Vangelo anche nei luoghi di lavoro, nelle scuole, nelle officine, nei negozi e in ogni altro contesto della vita sociale. La sua presenza nel mondo laico non è mai passiva: ogni suo gesto e ogni sua parola sono un’opportunità per diffondere la speranza cristiana e l’amore di Dio. In tal modo, il ministro ordinato diventa un ponte tra il mondo della fede e quello della vita ordinaria, contribuendo a superare il confine tra laici e clero.
In una Chiesa che non fa distinzione netta tra laici e ministri ordinati in termini di dignità cristiana, il fatto che un vescovo, un presbitero o un diacono condivida con i laici le stesse esperienze quotidiane contribuisce a smantellare le barriere che potrebbero esistere tra queste due categorie. I laici non vedono più il ministro come una figura distante, ma come una persona che vive le stesse difficoltà, ha gli stessi doveri e le stesse preoccupazioni. Ciò aiuta a creare una comunità cristiana più inclusiva, in cui tutti i membri sono riconosciuti come partecipanti attivi alla missione della Chiesa. Inoltre, il fatto che un ministro ordinato lavori fianco a fianco con i laici in diverse professioni è un’opportunità per promuovere una visione del Cristianesimo che si esprime nel mondo, non solo nei luoghi di culto. La sua presenza nel contesto lavorativo diventa un elemento di testimonianza che rinforza l’idea di un sacerdozio che non si separa dal mondo, ma che è chiamato a incarnarsi e a trasformarlo dall’interno.
Le Sfide e le Prospettive del Sacerdote Lavoratore
La fatica di conciliare il ministero pastorale con un lavoro secolare richiede una notevole capacità di gestione del tempo e dell'energia. Inoltre, la presenza del ministro ordinato nel mondo laico può comportare una pressione maggiore, poiché egli è continuamente chiamato a essere un esempio di virtù cristiana, tanto nelle azioni quanto nei comportamenti quotidiani. Tuttavia, queste sfide non devono essere intese come ostacoli, ma come opportunità di crescita spirituale e di maggiore integrazione nella vita della comunità. La Chiesa Vetero Cattolica, infatti, non paga stipendi a nessun ministro ordinato; tutti i vescovi, i presbiteri e i diaconi sono chiamati a mantenersi attraverso il proprio lavoro secolare, che non è solo un mezzo per garantire il sostentamento, ma rappresenta anche un elemento essenziale per vivere il sacerdozio universale e testimoniare il messaggio cristiano nel contesto del mondo moderno.
Nel futuro, la Chiesa Vetero Cattolica continuerà a promuovere una maggiore inclusività tra clero e laicato, rafforzando il legame tra i due. La nostra Chiesa, in collaborazione con altre Chiese in ambito internazionale, sta portando avanti uno studio approfondito su questo obiettivo per i prossimi anni liturgici.