L'eredità di Oscar Romero, vescovo di San Salvador e protagonista della teologia della liberazione. Unendo fede e giustizia sociale, ha lottato contro l'oppressione e il regime militare, pagando con la vita la sua fedeltà agli insegnamenti evangelici.

Oscar Romero, vescovo di San Salvador, è diventato uno dei principali protagonisti della teologia della liberazione, un movimento teologico che, negli anni ’60 e ’70, ha dato voce alle sofferenze dei poveri e oppressi dell’America Latina. La sua adesione alla teologia della liberazione, che combina un impegno cristiano con la lotta per la giustizia sociale, ha segnato profondamente la sua vita e il suo ministero. Questo approccio radicale ha portato Romero a contrapporsi a un sistema politico, economico e sociale che ingiustamente opprimeva le masse popolari, a partire dai contadini e dalle classi lavoratrici. La teologia della liberazione non è solo una corrente teologica, ma una vera e propria visione del mondo che pone al centro dell’attenzione il combattimento contro le ingiustizie strutturali e la promozione di un messaggio cristiano che sia capace di tradursi in azioni concrete per il cambiamento sociale. Analizzare la teologia della liberazione di Oscar Romero significa immergersi in un impegno che sfida le convenzioni, non solo teologiche ma anche politiche, e che lo ha portato a pagare il prezzo più alto: la sua morte violenta, avvenuta il 24 marzo 1980.

La teologia della liberazione affonda le radici nella riflessione cristiana sull’oppressione dei poveri e dei marginalizzati, e prende forma a partire dalle riflessioni di teologi come Gustavo Gutiérrez, Leonardo Boff e Jon Sobrino. Romero, pur essendo inizialmente più legato a una visione tradizionale della Chiesa, si avvicinò a questa corrente teologica dopo aver vissuto in prima persona le difficoltà e le sofferenze della popolazione salvadoregna. Quando Romero fu nominato vescovo ausiliare di San Salvador, nel 1970, la situazione del paese era segnata da una crescente violenza, da gravi disuguaglianze sociali ed economiche, e dalla repressione del regime militare. Il paese era dominato da un’élite che controllava la ricchezza e le risorse, mentre la maggioranza della popolazione viveva in condizioni di estrema povertà. Romero si trovò a confrontarsi con una realtà di cui non poteva più ignorare la gravità. Il punto di svolta per la sua adesione alla teologia della liberazione avvenne durante la sua visita alla diocesi di Santiago de María, una regione rurale che ospitava i più poveri tra i poveri, i contadini che vivevano sotto il giogo di grandi latifondisti. Fu in quel periodo che Romero si rese conto che la fede cristiana non poteva rimanere disgiunta dalla lotta per la giustizia sociale, e che la Chiesa doveva assumere una posizione attiva nell’opporre resistenza al sistema di sfruttamento che opprimeva i più deboli.

Nel corso del suo ministero, Romero si rese conto che le ingiustizie sociali e la violenza del regime avevano radici ben più profonde rispetto a semplici atti di repressione. Il vero problema, secondo lui, era il sistema di disuguaglianza che affliggeva il paese e la complicità della classe dirigente, che non solo si arricchiva sfruttando i poveri, ma che legittimava e alimentava la violenza. La teologia della liberazione lo spinse a vedere la povertà non come una condizione passiva o inevitabile, ma come il frutto di un sistema ingiusto che doveva essere rovesciato. Romero iniziò a denunciare pubblicamente la violenza del governo e la complicità delle élite. Le sue omelie domenicali, trasmesse via radio, diventano il suo strumento principale per combattere le ingiustizie. Non si limitava a parlare di spiritualità e perdono, ma faceva appello all’azione concreta contro l’oppressione. Romero parlava con la passione di un pastore che vedeva i suoi fedeli soffrire sotto il peso di un sistema che li disumanizzava. Le sue parole divennero una voce di speranza per i poveri e i perseguitati, ma una minaccia per chi deteneva il potere. Romero affermava che il messaggio di Cristo non poteva essere ridotto a una questione di pietà individuale, ma doveva diventare un movimento di liberazione. La sua posizione era chiara: “La Chiesa non può rimanere neutrale di fronte alla sofferenza dei poveri. La Chiesa deve scegliere da che parte stare”.

Sebbene il suo impegno per la giustizia sociale fosse radicato nella fede cristiana, Romero si trovò a fare i conti con l’ambiguità e la resistenza della Chiesa di Roma. Il Vaticano, infatti, pur riconoscendo la legittimità della sua lotta, temeva che la sua denuncia contro le ingiustizie potesse compromettere la posizione della Chiesa rispetto al regime salvadoregno. Questo silenzio e la mancanza di sostegno concreto da parte di Roma crearono una frattura tra Romero e il Vaticano. Il suo impegno politico e sociale, infatti, veniva visto con preoccupazione da una parte della gerarchia ecclesiastica, che temeva di diventare troppo coinvolta in una lotta politica che avrebbe potuto compromettere la neutralità della Chiesa. La teologia della liberazione, in particolare, veniva vista da alcuni come troppo radicale, soprattutto in un contesto in cui le tensioni politiche tra la Chiesa e le forze di sinistra erano sempre più evidenti. Romero non si fece intimidire, e continuò a lottare. Il suo esempio di coraggio e di dedizione ai poveri ha continuato a ispirare molti, sia dentro che fuori la Chiesa.

L’impegno di Romero e la sua adesione alla teologia della liberazione hanno avuto un impatto profondo non solo in El Salvador, ma in tutta l’America Latina. La sua morte, per mano di sicari legati al regime, ha segnato l’apice di una lunga lotta contro l’oppressione. La sua figura è diventata un simbolo globale della resistenza contro l’ingiustizia, un martire che ha pagato con la vita la sua fedeltà agli insegnamenti di Cristo. La sua eredità va oltre la sua morte. La sua adesione alla teologia della liberazione ha contribuito a dare una visibilità mondiale alla lotta dei poveri e ha ispirato nuovi movimenti per la giustizia sociale, anche all’interno della stessa Chiesa cattolica. Il suo sacrificio ha anche aperto la strada alla promozione di una Chiesa più attenta ai bisogni sociali e politici, in grado di agire come un faro di speranza per coloro che vivono ai margini della società.

Bibliografia

  1. Gutiérrez, Gustavo. Teología de la liberación: Perspectivas. Ediciones Siglo XXI, 2007.

  2. Sobrino, Jon. Cristo y la liberación. Editorial Salvador, 1979.

  3. Romero, Oscar. La voz de los sin voz: Homilías de Monseñor Romero. Editorial UCA, 1980.

  4. Hernández, Javier. El Salvador y la teología de la liberación: Oscar Romero y su legado. Editorial de la Universidad Centroamericana, 2000.

  5. González, A. Jaime. Monseñor Romero: Un hombre de Dios y un hombre de la historia. Editorial José Porres, 1991.

  6. Sobrino, Jon. El Salvador: Monseñor Romero y la iglesia en la historia. Editorial UCA, 1999.

 

++Stefano