Il messaggio di Pasqua del nostro Vescovo Stefano

Il rinnovamento della nostra vita è l'invito che ci fa questo tempo di Pasqua. È tempo di costruire il Regno di Dio su questa terra, scegliendo la sequela del Cristo e vivendo concretamente le Beatitudini. Maria di Màgdala è un esempio importante perché in lei sono presenti tutte le nostre caratteristiche di uomini e donne in cammino sulla via del Regno. Lei è la vera protagonista di questo annuncio, un compito assegnato a una donna. Si reca al sepolcro e lo trova vuoto con la pietra ribaltata e corre, con le sue ansie e le sue paure, per riferire cosa aveva visto ai discepoli e alle discepole. Arriva alla tomba per esprimergli il suo affetto, ma, scoprendola vuota, non può trattenere le lacrime… 
Dove hanno portato il maestro? La domanda che Maria si fa in preda alla disperazione di aver anche perso il corpo del maestro. Il suo ruolo di annunciatrice viene esaltato e portato a compimento quando Gesù le chiede di dare la notizia della sua Risurrezione. Maria correndo per annunciare la Risurrezione compie il suo mandato fedelmente a quanto le è stato chiesto e ci riporta alla mente la samaritana. I discepoli non ci credono: una donna che testimonia non ha credibilità per la loro società. I discepoli non guardano avanti, si voltano indietro e sono ancora così attaccati alla legge inventata dall'uomo e a quella incredulità che ancora albergava nelle loro menti alle parole che Gesù gli aveva detto quand'era ancora in vita. Simon Pietro e l’altro discepolo si misero così a correre verso il sepolcro e correvano insieme. Ma l’altro discepolo, più veloce, giunse per primo al sepolcro, ma non vi entrò, e vide solo ciò che di materiale vi era: le bende. Giunse intanto Simon Pietro che entrò subito in quella tomba e, oltre alle bende a terra, vide anche il manutergio, ben piegato e disposto in un luogo a parte. Molto strano agli occhi di chi riflette su questo brano. Le bende sono così il segno delle catene che ci costruiamo e che dobbiamo scrollarci di dosso e lasciar cadere a terra, e quella stoffa ben piegata, segno della nostra vita intrisa delle nostre esperienze, quello che troviamo alla fine di ogni giorno per asciugare le lacrime e le fatiche quotidiane. Una vita che spesso si dimentica della possibilità di cambiare e diventare nuovamente acqua fresca che zampilla. Quante volte capiamo e meditiamo la nostra vita? Quante volte, la nostra vita è concretamente e follemente in linea con l'insegnamento che i discepoli e le discepole ci hanno trasmesso con i Vangeli?
 
Certo lo sconforto e l'abbandono l'abbiamo provato tutti, anche Gesù che Dio non ha mai abbandonato nel momento della prova, dandogli una vita nuova dopo la morte. Ma se mettiamo in pratica le Beatitudini potremmo stare certi di essere felici e fiduciosi di percorrere la giusta strada. Potremmo così ricalcare i passi dei discepoli e delle discepole essendo amore, servizio e testimonianza. Caratteristiche che troviamo in primis proprio in una donna, prima testimone del sepolcro vuoto e della Risurrezione, sempre fedele alle richieste del Messia. E poi in Pietro e Giovanni che hanno fretta d'amore per il proprio maestro. Pietro, pur avendo visto il sudario e le bende, non capisce e non si ricorda di quelle parole, come noi che spesso ci scordiamo del mandato a cui siamo stati chiamati. E poi Giovanni che vide e credette, come noi quando siamo di fronte alle evidenze di un mondo decaduto dove regnano emarginazione e discriminazione che ci aprono gli occhi alla verità della nostra società. È in quelle strade quasi buie dell’alba, davanti all'evidenza inspiegabile di una pietra rotolata, che la fiducia si aggrega alla speranza di un mondo diverso. E così se l’angoscia e l'ansia ci fermano, la fiducia e la speranza ci rimettono in cammino. 
 
Gesù ha fatto della Risurrezione il suo essere nel mondo, il suo stile di vita. Ha creduto che nell'umanità ci fosse il seme della Risurrezione, della possibilità continua di cambiare vita. È necessario quindi cercare la Risurrezione nella nostra quotidianità, la forza di un Dio umano che fa breccia inspiegabilmente nelle nostre vite in molti modi che tocca a noi riconoscere. Ed è questo il messaggio che come Pastore, chiamato a guidare la Chiesa di Dio, voglio rivolgervi: mentre la tenue luce del mattino di Pasqua è stato l'inizio di una nuova vita per i discepoli e le discepole di Gesù, la luce sottile di ogni mattino possa illuminare l'ennesimo nuovo giorno e colorare la tomba vuota della nostra vita. Che questa Pasqua possa di nuovo metterci in cammino sulla strada delle Beatitudini e riscoprire la fraternità, l'uguaglianza, la libertà, il servizio e l'amore, compiti affidati da Cristo alla responsabilità di chi si mette alla sequela della Parola.
 
Vi benedico di cuore
+Stefano, vescovo

 

(Questo contenuto è di proprietà della Chiesa Vetero-Cattolica Riformata)


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