Comunicato: Dichiarazione “Fiducia supplicans” e benedizioni LGBT+
La Chiesa Vetero Cattolica Riformata desidera offrire una riflessione in merito alla presunta possibilità per le coppie omosessuali di essere benedette nella chiesa di Roma. Non siamo intervenuti prima sulla questione, decidendo di dedicare un po’ di tempo alla lettura del documento stesso.
La prima espressione che ci lascia un po’ perplessi è quella utilizzata per parlare delle situazioni: irregolari. Il termine irregolare implica il suo contrario, regolare ed è evidente che per la Chiesa di Roma esiste una regolarità, la coppia eterosessuale. Tutto ciò che esula da questa immagine, viene -purtroppo- ancora guardato con sospetto e diffidenza, come se fossimo in presenza di un'unione di minor valore.
Il secondo aspetto che ci lascia perplessi è l’invito a non fissare alcun rituale. Come è noto, il matrimonio ha un proprio rituale, che viene negato alle benedizioni di queste situazioni definite come “irregolari”. L’assenza di rituale ci guida nell’immaginare che queste benedizioni non avverranno mai alla presenza della comunità, ma nell’ombra, ai margini. Di nuovo, ciò che viene veicolato è il concetto di unioni di serie A e di serie inferiore.
Leggendo il documento, osserviamo come non manchi poi il timore che queste benedizioni possano essere equiparate al matrimonio. Da anni, ormai, il matrimonio per le coppie omosessuali sembra uno dei più grandi timori delle Chiese con teologie conservatrici. Anche in Italia, quando si giungeva faticosamente alla legge sulle unioni civili, lo spauracchio del “matrimonio gay” è stato agitato, per mesi.
Un ulteriore aspetto che troviamo preoccupante è l’idea che le persone si debbano “riconoscere indigenti e bisognose dell’aiuto di Dio, senza rivendicare uno status”. Da tempo, troviamo problematica la narrazione che si vuole fare delle persone omosessuali, quasi dovessero vivere con vergogna il proprio orientamento sessuale, rimanendo nel nascondimento. Troviamo anche preoccupante definire “rivendicazione di uno status” il desiderio delle coppie di vivere alla luce del sole. Ogni volta che le relazioni LGBTQI+ escono dall’ombra e dalla clandestinità, qualcuno sente l’esigenza di parlare di “scandalo”, di “esibizione”, di “rivendicazione” per nascondere il proprio personalissimo fastidio.
Il documento Vaticano, a nostro avviso, dimostra come non ci siano nemmeno gli elementi per poter accogliere pienamente le persone omosessuali, men che meno le loro coppie.
Una benedizione data di nascosto e a persone che si ritiene vivano “nell’errore” non può portare a parlare di “benedizione delle coppie gay”. Non solo : il documento Vaticano esplicita che la “benedizione” non può essere svolta durante l’unione civile, né in relazione ad essa. Ci appare evidente il desiderio di veicolare un messaggio ben diverso dal riconoscimento della bellezza e della bontà delle unioni in questione, quanto un gesto che non fa altro che rinforzare lo stigma e il pregiudizio nei confronti delle stesse.
A tal proposito, il documento si premura di sottolineare che nemmeno nella scelta dei vestiti si deve suggerire un matrimonio.
A nostro parere, c’è un problema di fondo nelle realtà conservatrici: l’omosessualità non è considerata una variante naturale della sessualità e la persona omosessuale è ancora vista come una persona “guaribile”, una persona che deve vivere il proprio orientamento sessuale nel silenzio (quante volte i coming out sono descritti come “inutili, non necessari”?!), senza aspirare ad una vita piena, nella quale amare ed essere amata.
Il Catechismo della Chiesa di Roma e i documenti magisteriali sono chiari e, a nostro avviso, non permettono alcuna reale inclusione della comunità LGBTQI+.
Se si è benvenuti nella misura in cui ci si nasconde…non si è benvenuti affatto. Riscontriamo, inoltre, la tendenza a muoversi tra due estremi, ugualmente statici e sterili: l’idea che questo papato sia un “papato progressista” e l’idea che “la Chiesa deve essere prudente”.
Non pensiamo che questo papato sia progressista e non pensiamo che la necessità di prudenza possa andare di pari passo con la sistematica mancanza di rispetto e delicatezza nei confronti della comunità LGBTQI+.
Speriamo che le persone LGBTQI+ possano decidere di camminare nella fede là dove sono rispettate e accolte. Per fortuna, in Italia, sono diverse le realtà che non si limitano a parlare di inclusione ma la praticano.