XVI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO - ANNO B
Commento a Mc 6,30-34: Il Riposo e la Compassione

Il brano di Marco 6, 30-34 è collocato nella sezione centrale del Vangelo di Marco, che si caratterizza per la narrazione dei continui spostamenti di Gesù e dei suoi discepoli tra la Galilea e la Giudea. Questa pericope del Vangelo è dominata dal tema del cammino, presente in tutti gli episodi significativi: dalle istruzioni date ai discepoli su cosa portare con sé durante il viaggio, agli eventi che accadono mentre si spostano da un luogo all’altro, fino all’annuncio della passione di Gesù che avviene "per strada". Tuttavia, in questo particolare passaggio, Marco ci presenta un momento di pausa, un ritorno degli apostoli dopo una missione intensa e proficua.

Dopo aver compiuto un'importante missione, gli apostoli tornano da Gesù, e la loro esperienza appare visibilmente positiva. Il testo di Marco ci offre uno scorcio sulla loro gioia e soddisfazione. L’analogia con un altro racconto di Luca (10,17), che descrive il ritorno entusiasta di 72 discepoli, suggerisce che la loro predicazione ha avuto un impatto significativo. Questo entusiasmo deriva non solo dal successo della missione, ma anche dalla consapevolezza che il regno di Dio è stato accolto e apprezzato dalle persone. La predicazione degli apostoli, improntata su uno stile semplice e autentico, ha probabilmente toccato profondamente i cuori degli ascoltatori.

Il Vangelo di Marco ci dice che gli apostoli, stanchi ma soddisfatti, si raccolgono attorno a Gesù per condividere le esperienze del loro viaggio. Gesù, riconoscendo la loro fatica, li invita a riposarsi. Questo invito non è solo un gesto di cura e compassione, ma anche un importante insegnamento su come gestire il proprio impegno. Anche i discepoli, nonostante il loro ardore e dedizione, hanno bisogno di riposo e recupero. Questa necessità di pausa è fondamentale per mantenere l’equilibrio tra l’attività e la rigenerazione personale.

Il brano mette in luce come, nonostante l’intento di ritagliarsi un momento di tranquillità, la folla segue Gesù e i discepoli fino al luogo solitario dove si erano rifugiati. Questo assalto della folla è descritto da Marco con grande semplicità, ma è carico di significato. La folla rappresenta una massa di persone che cercano risposte, conforto e guida in un periodo di grande instabilità sociale e religiosa. In Palestina, il caos era palpabile: l'occupazione romana, la collaborazione del governo di Erode con gli oppressori, e la frammentazione delle diverse correnti religiose – farisei, sadducei, esseni e zeloti – contribuivano a una situazione di grande confusione e disorientamento.

La folla che circonda Gesù e i suoi discepoli non è solo un gruppo di curiosi; è un simbolo di una società in cerca di una guida, di una parola che dia senso e direzione in mezzo al caos. La vista della folla suscita in Gesù una profonda compassione. Questa compassione non è una mera emozione, ma una risposta viscerale che spinge Gesù a fare qualcosa di concreto. Egli vede nella folla un popolo smarrito, come pecore senza pastore, e si accorge che è necessario intervenire non solo con gesti di guarigione, ma anche con un insegnamento che possa restituire loro dignità e identità.

Gesù, dunque, non si limita a compiere miracoli, ma si dedica a insegnare alla gente. L'insegnamento di Gesù è un atto di grande significato, che non solo fornisce risposte ma ricostituisce l’identità delle persone. Insegnare significa riconoscere e valorizzare la dignità degli individui, offrir loro strumenti per comprendere e affrontare la loro realtà. È un gesto di grande amore e rispetto che solleva le persone dalla loro condizione di smarrimento e le prepara ad affrontare la vita con maggiore consapevolezza e autonomia.

Questo insegnamento di Gesù come pastore buono, che guida e si prende cura delle sue pecore, riflette un tema profetico ben radicato nella tradizione di Israele. In Ezechiele, Dio promette di suscitare un pastore che guiderà le sue pecore con giustizia e amore (Ez. 34, 22-23). Questo pastore non è un dittatore, ma un leader che ama e guida con saggezza e compassione. Lo stesso Gesù incarna questa figura, offrendo un esempio di leadership che non si basa sul potere, ma sul servizio e sulla cura.

In conclusione, il brano di Marco 6, 30-34 ci offre una riflessione profonda su vari aspetti della missione e del servizio. La figura di Gesù che invita i suoi discepoli a riposare, e poi si commuove e si dedica a insegnare alla folla, ci parla di equilibrio tra l’attività e il recupero, tra il servizio e la cura di sé. Anche noi, come gli apostoli, dobbiamo riconoscere i nostri limiti e la necessità di momenti di pausa per rigenerarci e continuare il nostro cammino con rinnovata energia. La compassione di Gesù per la folla, che si manifesta nell’insegnamento e nella guida, ci invita a riflettere su come possiamo prenderci cura degli altri, offrendo loro non solo aiuto materiale, ma anche sostegno spirituale e intellettuale. E come gli apostoli, possiamo affidarci a un Maestro buono, che ci guida con amore e compassione, aiutandoci a trovare la nostra strada anche nei momenti di stanchezza e incertezza.

(Questo contenuto è di proprietà della Chiesa Vetero Cattolica Riformata)


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