Commento al Vangelo Mc 9,2-10

Questa pericope della testimonianza della comunità di Marco si medita oggi seconda domenica di Quaresima. Il brano letto si trova in Marco subito dopo l’annuncio della passione e le condizioni per essere alla sequela di Cristo. Non siamo davanti a un fatto di cronaca, ma davanti a una narrazione teologica costruita con l'intento di mandare un messaggio di fiducia in un momento molto difficile per i discepoli che all'epoca era presi da dubbi e ansie.

La prospettiva che era davanti ai loro occhi era una: la fine di tutto, la fine del loro Maestro che era riuscito a fargli vedere la possibilità di una vita nuova fatta di amore e di giustizia… Come potevano avere fiducia in una persona che sarebbe stata oggetto di scandalo per la gente dell'epoca, un condannato a morte per tutte quelle accuse che gli hanno mosse? Come si faceva ad avere fiducia di fronte a un fallimento imminente?

Gesù, con i suoi insegnamenti aveva dato fastidio, aveva toccato gli interessi di molti e aveva denunciato le ipocrisie della gente. Si era fatto amico di pubblicani, peccatori, prostitute. Per dircela tutta di gente che all'epoca era considerata impura e quindi era emarginata dalla società,  denunciando soprusi e incongruenze.

Che cosa sarebbe successo se fossero stati alla sequela di un profeta che sarebbe stato sconfitto?

Cos'è quindi la trasfigurazione? un evento che è avvenuto nel cuore di questi uomini e di queste donne. Condotti dall'essere alla sequela di Cristo sopra quel monte per poter scoprire un orizzonte nuovo.

E i loro cuori vengono ricoperti dalla nube che diventa simbolo di un Dio che da forza sul loro cammino, arduo e senza fine.
Quel mio figlio prediletto si rifà a quel figlio di Dio, a quella persoma alla quale Dio affida una missione particolare.

La comunità di Marco lo sa molto bene quanto è difficile seguire Cristo che acquista per loro un significato nuovo, una visione altra di un Dio che è presente nella debolezza umana.

Gesù, Mosè, Elia, sono testimoni e fautori della volontà di un Dio che si adatta all'uomo per sostenerlo nelle difficoltà, come noi che in mezzo alla nostra società dobbiamo essere quel Dio della gente, quel Dio di concretezza capace di portare amore, libertà e uguaglianza.

Dal vangelo sappiamo che Gesù sovente sale sul monte, per ricaricarsi di quella forza che solo Dio può dare, la forza della fiducia. E poi riscende subito dopo in mezzo alla gente, in mezzo all'uomo e alla sua quotidianità. Gesù ci parla di Dio come Colui/Colei che si prende cura e dà valore agli uomini che sono alla sua Sequela.

Dove possiamo rendere visibile questo messaggio evangelico? Salire sul monte della nostra mente per esplorare il più profondo di noi, in disparte, chiusi in quella stanza, e scndere nella quotidianità delle nostre vite. Ed è lì che dobbiamo cercare di rendere visibile l’Amore di quel Dio che ci da fiducia nel proseguire, la Sorgente di una vita nuova per rinascere ogni giorno e  la prospettiva di un mondo nuovo, anche andando contro corrente, ovvero osare di portare la novità per cercare insieme metodi concreti nel debellare quei meccanismi che creano povertà e violenza.

(Questo contenuto è di proprietà della Chiesa Vetero-Cattolica Riformata)


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