Commento a Lc 2,15-20
Cari fratelli e care sorelle, ci ritroviamo qui insieme a celebrare questa Natività del Signore del 2023 e ancora una volta il Signore torna a raggiungerci con la sua immediatezza. Vorrei solo con voi, fissarmi su alcuni elementi che ritengo importanti proprio per vivere bene anche questo Natale. Il Signore è stato annunciato, la nascita del Signore, ci ricorda l'Evangelista Luca, è stata annunciata dai pastori.
Chi sono i pastori? Lo sappiamo, sono quelli che escono la mattina presto con le pecore, con le vacche, con quello che hanno, le portano al pascolo se non addirittura restano via per giornate intere, per poi rientrare a casa stanchi, dopo questa esperienza di lavoro dura e scarnificante. I pastori erano la povera gente di quel tempo, quelli poco considerati, un po' gli ultimi della scala sociale, gerarchica. E chi sceglie il Signore per essere annunciato? I pastori! Tanto è vero che Luca, proprio perché dava per scontato che chi leggeva il suo Vangelo, il suo scritto, sapesse, capisse già senza spiegare, fa un'annotazione molto significativa: "E dopo averlo visto riferirono ciò che del bambino era stato detto loro. Tutti quelli che udivano si stupirono delle cose dette loro dai pastori".
Cosa c'è da stupirsi? Pensavo quando mi stavo preparando questo brano del Vangelo: cosa c'è da stupirsi nel raccontare la nascita di un bambino in una mangiatoia, perché non c'era posto nelle case per via del censimento? Era un fatto normalissimo a quei tempi. Non era qualcosa di straordinario. Certo che non era qualcosa di straordinario, ma era strano che tutto questo venisse raccontato dai pastori e che soprattutto loro, che non andavano nella sinagoga, che non erano uomini, credenti, religiosi come si intendeva quel tempo, raccontassero di questo bambino che sarebbe stato il Salvatore. Dio vince sempre le nostre certezze, sempre, le scardina completamente. Quando pensiamo di sapere tutto, è allora che il Signore interviene, ci fa capire. E lo sappiamo, niente nella fede è così. Quante volte abbiamo pensato di essere arrivati e quante volte poi ci siamo resi conto invece che non solo non eravamo arrivati, ma che di strada ce n'era ancora tanta! Perché questa è la bellezza della fede: è incontrare un Dio che crede ancora in noi e che nonostante le nostre miserie, è qui per dirci, oggi è la mia rinascita. Ma è anche la tua Gianna di rinascita, la tua Annibale, la tua Cristiano, la mia, la nostra rinascita allora. Celebrando anche questa Eucaristia con molta semplicità e in questo clima familiare che a me piace tanto, devo dire la verità. Domenica scorsa, quando ho celebrato nella casa, nella struttura che un nostro parrocchiano ha comprato qualche anno fa, una sala, sarà stata il doppio di questa sala, completamente vuota, non pulitissima, una casa da ristrutturare, due panche di legno, un tavolo di legno, la tovaglia da messa sopra, il Gesù bambino. In questa comunità l'abbiamo voluto celebrare un po' in anticipo. Eravamo in 12 e di questi 12, 3 o 4 non hanno mai varcato la porta della Chiesa negli ultimi anni. Sono quei 3 o 4 che poi, finita la messa, sono andati a raccontare quello che si è fatto, quello che si è celebrato, perché probabilmente lo hanno sentito nel cuore. Allora dico, guarda, quando ho letto il brano del Vangelo, ma veramente il Signore ritorna ancora a farsi annunciare da chi ai miei occhi magari era una persona che non viene messa e non crede? Non viene a messa perchè l'amico di... Viene a messa perché è stato toccato dal Signore. Allora se noi siamo qui insieme è perché siamo stoccati dal Signore delle nostre miserie nelle nostre povertà. Allora a te, cristiano, a noi, Famiglia Cristiana, auguro un Natale da uomini e donne toccati nel cuore.
(Trascrizione della predicazione di un presbitero in una comunità. Questo contenuto è di proprietà della Chiesa Vetero-Cattolica Riformata)