Commento al Vangelo del giorno Mt 17,1-9

Nella Prima Lettura (Dn 7, 9-10, 13-14) il profeta Daniele tesse le lodi della potenza del Signore e nella seconda l’apostolo Pietro ci rende una testimonianza per il fatto di aver visto ciò di cui parla. Noi questo non lo possiamo dire. Nel rapporto con il Signore, che si esprime attraverso la fede, il nostro essere testimoni indiretti complica non poco le cose, pertanto ho provato a pensare in quale modo possiamo declinare la Trasfigurazione sulla base del nostro modo di porci alla sequela della Parola, per la quale siamo chiamati a credere pur senza aver – direttamente – visto. Sono tanti gli spunti per la riflessione su questa pericope: la luce, l’aspetto numerologico dei tre apostoli e dei due (Mosè e Elia) che ancora si riferisce alla Trinità e alla duplice natura di Cristo, l’aspetto letterario dell’ossimoro (la “luce che avvolge con la sua ombra”).

La mia riflessione tocca invece due concetti fisici: lo spazio e il tempo. Ho scelto di partire da qui, proprio per il loro essere concreti e radicalmente presenti nella nostra vita. Quando Dio-Padre-Madre vuole comunicarci qualcosa si accerta di poterlo fare in un luogo appartato, in disparte, lontano dagli occhi indiscreti. Dio vuole incontrarci nell’intimità di un incontro in solitudine. In questo caso, un alto monte; non ci vengono forniti ulteriori dettagli, magari specificamente precisi. Se poi pensiamo al tempo, al momento di quell’evento, abbiamo forse riferimenti più precisi? No. Questo per dire che l’incontro con Dio non è sotteso da una curva spazio-temporale delimitata e unica. Inoltre nel richiamo alla lontananza dalle altre cose riecheggia il segreto nel quale “il Padre tuo […] ti ricompenserà”. Ricapitolando quanto detto sino ad ora, l’incontro con Dio sembra essere qualcosa di tanto assurdo da non poter realizzarsi proprio in virtù di questa indefinitezza. In realtà la potenza del Signore magnificata dal profeta Daniele risiede proprio nella sua profonda discrezione, mediante la quale, quando si vuole rivelare a noi, ci porta tanto lontano al punto da condurci in luoghi inaccessibili. L’evidente richiamo alla solitudine non può che rimandare al luogo dell’intimità per eccellenza: il nostro cuore, che secondo gli antichi era il luogo dove venivano prese le decisioni. Tutto questo per dire che l’incontro con Dio è un evento tanto intimo da non dipendere da un luogo e un tempo ben precisi. Non va dimenticata, nuovamente, la profonda discrezione di quel Dio che comunque ci lascia il libero arbitrio. Con ogni probabilità non assisteremo, oggi, ad una trasfigurazione su un alto monte, su un impervio promontorio oppure in mezzo ad un vastissimo deserto. La Trasfigurazione qui intesa come vera e propria teofania (vale a dire quale manifestazione di Dio) passa anche attraverso diversi altri canali: una persona bisognosa di conforto, una situazione da risolvere, un dolore e una sofferenza personali. Tutte situazioni in cui possiamo liberamente scegliere se e come percepire la presenza del Signore per arrivare a vedere con i nostri occhi come la sua manifestazione ci cambia, ci stravolge dall’interno. Da qui tutti i riferimenti luminosi che alludono allo status di beati – per definizione “irraggiati dalla gloria divina”.

Subito dopo la rivelazione, il repentino ritorno alla normalità, e credo si celi proprio qui dietro la discrezione strategica di quel Dio che si manifesta in un istante per illuminarci senza però fare in modo che cincischiamo. Da cristiani, la nostra vita deve essere di militanza. Il cristiano parla all’indicativo, è fattivo ed è in continua ricerca di quella luce in grado di farlo assistere alle diverse trasfigurazioni che la vita gli pone davanti, quasi come fossero delle ricariche saltuarie per il nostro spirito. Dio in questo è tremendamente chiaro: “non parlate con nessuno di quanto avete visto”. Da qui l’autenticità dell’Annuncio basata sui gesti più che sulle parole, perché il Regno sia edificato in azioni e in opere da uomini e donne che, dopo aver visto, contribuiscono alla diffusione del messaggio rendendo la loro testimonianza.

 

(Questo contenuto è di proprietà della Chiesa Vetero-Cattolica Riformata)


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