Predicazione su Mt 11,25-30

Fratelli e sorelle in Cristo Gesù,
è bello potersi trovare attorno all’altare, condividendo la Parola e il Sacramento dell’Eucarestia.
Il Vangelo di oggi ci porta a riprendere insieme alcuni temi, già esplorati in precedenza: l’essere piccoli contrapposto all’essere dotti e sapienti e il giogo di cui parla Gesù.

Essere piccoli?!
Oggi viviamo in una società dove essere piccoli, da un punto di vista anagrafico, sociale o culturale non è un tratto positivo, ma associato al dipendere da qualcun’ altro, al non avere gli strumenti economici, sociali e culturali per badare a sé stessi, confinati in relazioni asimmetriche e di dipendenza, seppur in grado variabile. Viviamo in un contesto che ci invita, di contro, ad essere grandi, adulti, responsabili, indipendenti, più o meno invincibili ed infallibili. Sempre.

Perché, quindi, Gesù dovrebbe farci una simile richiesta?
Quest’ anno, esplorando il libro dei Salmi, abbiamo imparato insieme le caratteristiche della relazione tra noi e Dio, questa incommensurabile distanza che ci rende piccoli davanti a Lui.

Il rapporto con Dio è un rapporto in cui Egli prende l’iniziativa verso di noi, Egli assume la nostra condizione umana, Egli ci invita alla sua sequela. Non siamo noi a possedere Dio, ma Egli che assume il ruolo centrale nella nostra vita. Il problema dei dotti e dei sapienti risiede, almeno in parte, qui: quando si è convinti di poter scrutare, leggere, comprendere e interpretare infallibilmente la mente di Dio…ecco che abbiamo già un gran problema. Non solo di ego, ma anche di fede e prassi cristiana. Siamo, in questi casi, in un generico altrove, dominato dalle pretese e dalla presunzione dell’ego. Il tentativo di ribellione alla condizione di creature apre le porte ad una strada chiusa costellata di pretesa infallibilità, di presunta conoscenza superiore e, soprattutto, disprezzo per gli altri, sbrigativamente definiti inferiori, ignoranti, sbagliati.

La contrapposizione tra queste due posizioni non è una sorta di noi vs loro ma, non di rado, un noi vs noi : la tentazione di uscire dalla condizione di creature per assumere quella di creatori e rulers of the world rappresenta una possibile tentazione che ci riguarda tutti da vicino.
Come la gestiamo? In questo, ci viene in aiuto Basil Pennington, monaco benedettino. Nei suoi testi, più o meno esplicitamente, riconosce nella vita di preghiera e studio un grande antidoto alle spinte distruttive dell’ego.

Il fondamento della nostra vita può essere la preghiera, abbiamo un tesoro di secoli di tradizione da cui attingere! Su queste fondamenta, bibliche, storiche e condivise attraverso i secoli e le denominazioni, possiamo appoggiare il nostro desiderio di conoscenza. Ma alla base di tutto, c’è la preghiera!
Viviamo in mondo strano, in cui pregare = chiedere cose a Dio come un poppante…niente di più lontano dal vero. La preghiera nutre, sostiene e fortifica la nostra relazione quotidiana con Dio. Abbiamo una fonte meravigliosa - il Libro dei Salmi - che in questo può accompagnarci ed illuminarci.

Un secondo autore che può aiutarci a lavorare sul nostro self, in ottica cristiana e di preghiera, è Thomas Keating, che ha diffusamente scritto sul True and False Self. Il primo, un Sé adeso alla vocazione cristiana; il secondo, un Sè sedotto dalla prospettiva materialistica.

E veniamo al secondo punto:  Prendere il giogo
Il commento a caldo che sento più spesso quando si leggono questi versetti è Ma sei serio?!
Quando incontriamo i versetti che ci invitano a prendere il giogo oppure la croce, si apre quel difficile discorso sul Cristianesimo come religione che santifica il dolore, giustifica lo statu quo, chiude la bocca a chi parla di ingiustizie e soprusi -nell’ambito religioso quanto sociale- perchè…bisogna essere miti, prendere il giogo e muti. Anche in questo caso, occorre dire un forte NO!

Nel contesto evangelico, in una società sotto dominazione straniera e schiacciata da una religione precettistica portata avanti dalla casta sacerdotale, Gesù è altro. Non teme di esprimere la sua vicinanza al Padre, non teme di presentarsi come LA via che conduce al Padre, spazzando via ogni pretesa di intermediazione del potere religioso. Allo stesso tempo, si discosta dall’idea del Messia come guida della rivoluzione contro il dominio straniero. Gesù non presenta il volto di un Dio iracondo, giudicante e vendicativo ma il volto mite di un Dio che, per amore, ha assunto la nostra condizione umana. Gesù dichiara le sua caratteristiche e queste possono decisamente guidare il nostro discernimento quando veniamo, a vario titolo, raggiunti da messaggi su un’Apocalisse imminente e su un incontenibile rabbia di Gesù verso l’umanità.

Noi crediamo in un Gesù che è morto e risorto, un Gesù che cammina con noi nel tempo e nella storia e che continua e rivelarci il volto di un Dio che ama e ci invita ad amare.
Sia lodato Gesù Cristo!

 

Bibliografia
Per la preparazione di questo commento al Vangelo, sono state utilizzate e/o citate le seguenti fonti qui riportate in ordine ti citazione:

  • Bauks, Nihan; Manuale di esegesi dell’Antico Testamento, EDB Bologna, 2010
  • Pennington B; Lectio Divina, Crossroad, 1998
  • Pennington B; Psalms: a spiritual commentary, Sky Light Illumination, 2008
  • Keathing T; Invitation to Love, Continuum 2012

Invito
Per tutti i membri delle nostre comunità e per chi richiede la nostra assistenza spirituale e pastorale, sono disponibili gratuitamente:
- il cammino sulla preghiera personale (su richiesta via mail, con p. Stefano o p. Alex)
- il cammino sul Libro dei Salmi (a partire da Settembre, tenuto da p. Alex)

 

(Questo contenuto è di proprietà della Chiesa Vetero-Cattolica Riformata)


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