Commento al Vangelo del giorno Lc 5,1-11
Dopo aver letto questa pericope immaginiamo di trovarci di fronte a un quadro ben illustrato, proprio come questo brano. Ovviamente una pittura o un bassorilievo non può essere un resoconto preciso, ma è sicuramente un invito a scorgere dei particolari, a interrogarci su cosa questa raffigurazione ci vuol dire. E ogni volta che vediamo questo quadro ci sembra sempre nuovo. Questa è la "magia" delle Scritture. Mi interrogavo spesso nei giorni della settimana appena passata sul senso delle Scritture e di quanto realmente possiamo capire da un brano come questo. E mi sono chiesto: quanti messaggi mi può dare lo stesso brano evangelico? Beh, ora pensiamo un attimo a quando qualcuno ci invita a fare qualcosa o ci dà un'idea, e a seguito di questa ce ne vengono altre e poi altre ancora. Sicuramente, al 99% quest'idea è diversa dalla nostra. Ecco che ci si apre una porta o più porte davanti. I racconti delle comunità ci presentano delle porte che si possono rivelare anche nel tempo, non necessariamente nello stesso momento in cui leggiamo il brano. Pensiamo a quanti oggetti sono rappresentati in un quadro di Picasso che a prima vista non siamo pronti a individuarli tutti. E poi al loro significato da trovare e da meditare. E ora dopo questa premessa, ci focalizziamo sul quadro di oggi: la chiamata. Chiaramente è impensabile che questa combriccola di pescatori abbandoni dall'oggi al domani la loro attività lavorativa e i loro familiari. Come si sarebbero mantenuti in una società con gravi problemi economici e soprattutto sotto il predominio romano che chiedeva sempre più tasse? Il brano ci vuole far sapere che l’incontro con Gesù ha cambiato la vita di questi uomini. Il brano è stato scritto dalla comunità lucana per la propria comunità, o meglio per chi iniziava ad accusare i colpi dell'essere cristiano in un momento di persecuzioni e di difficoltà sociali. Tendiamo a isolarci e a rinchiuderci dentro le nostre insicurezze. Siamo troppo abituati ad aprire bocca senza usare il cervello, senza interrogarci, abbiamo subito paura che l'altro ci venga a invadere l'orticello. Qualche anno fa al festival di Sanremo si è presentato Achille Lauro, un artista molto in voga negli ultimi tempi e che ad ogni performance ci lascia un suo messaggio. La società di oggi è troppo ossessionata dalla religione e troppo presa nel rispettare le regole di una chiesa istituzione che la fa da padrona. La società di oggi non ha più voglia di ascoltare, approfondire, analizzare e discutere, di fare critica e autocritica costruttive… non vuole più conoscere. Perché conoscere ciò che è ignoto fa paura. Definiamo così in fretta e furia una TV spazzatura quando il messaggio che ci trasmette è un messaggio che ci abbatte le nostre convinzioni basate su convenzioni. Quando ci turba il nostro quotidiano e la nostra vita. E ci rifugiamo dietro al Vangelo…. Poveri illusi e ignoranti… siete solo capaci di mettere subito davanti le Scritture per fare da scudo alla vostra inautenticità cristiana e ai vostri fallimenti. E gridate allo scandalo perché siete abituati a ridurre la vostra fede in adempimenti religiosi e in un catechismo per bambini. Le società non sono adulte nella fede. Il messaggio di Gesù è sovversivo, il messaggio di Achille Lauro è sovversivo, il messaggio della signora Drusilla è sovversivo. E così il Vangelo è sovversivo, e noi che lo possiamo riscrivere ogni giorno, siamo sovversivi se siamo capaci di rompere gli schemi del nostro seguire le regole dell'uomo e non quelle evangeliche. Il gesto fatto dal cantante è la critica a un battesimo di convenzione, del "si è sempre fatto così", contornato da feste e finzioni. è la critica a una domenica fatta di ipocrisia, di mani che si battono il petto in una chiesa di muri e di mattoni, e poi durante la settimana se ne fregano del prossimo. Il battesimo dovrebbe essere l'inizio di un cambio radicale della vita, un segno che ogni giorno dobbiamo fare con la concretezza della nostra stessa vita. Il messaggio odierno di Gesù riprende quello dei profeti di Israele, ci indica uno stile di vita in cui ognuno/a di noi può entrare senza autorizzazioni.
Gesù ogni giorno sale sulla nostra barchetta con la sua Parola e ci invita a metterci alla sua sequela. Ci invita ogni giorno E ce lo ricorda in tutti i momenti, soprattutto quando non lo vediamo e non lo ascoltiamo, nelle situazioni di criticità delle nostra vita. E si fa presente nella persona che incontriamo per strada e nella vita familiare e lavorativa, anche in quella del divertimento. Pensiamo a quei pescatori, notti di fatica e di sudore sulle loro barche, con le loro preoccupazioni di sfamare una famiglia numerosa. avendo faticato tutta la notte. Non abbiamo preso nulla cita il vangelo. Pescare e seminare. cosa vuol dire pescare e seminare nella società di oggi? Siamo ancora capaci a pescare? E a seminare? Ce la siamo mai fatta questa domanda? Chi si mette alla sequela della Parola, non è chiamato a essere perfetto/a. Non potremmo mai arrivare alla perfezione per il nostro essere finito nell'infinito, per il nostro essere contraddittori ogni giorno e per il nostro mettere in discussione la nostra fede quotidianamente. Quando la nostra fede è fede? Quando il nostro essere cristiani è essere cristiani realmente ?
Penso che la perfezione non si possa raggiungere, ma credo che si possa costruire qualcosa che tende alla perfezione, e quindi all'infinito, all'eterno, qui su questa terra. L'invito di oggi è quello di accorgerci che il fratello e la sorella è il dio umano che si palesa di fronte a noi costantemente e ci vuol dire qualcosa. Proprio come quel quadro che raffigura questo brano. L'invito è quello di fidarci di Dio che è sempre vicino e presente nella debolezza dell'essere umano, l'invito è quello di accorgerci che nelle nostre difficoltà ci viene incontro la Parola che ci illumina e di indica cosa fare. E’ nella nostra semplice quotidianità che matura ciò che abbiamo seminato e che diventa abbondante la pesca. I pesci pescati e i frutti della semina si vedono con il tempo, questi sono i simboli del regno di Dio, quel regno di cui noi siamo artefici quando capiamo cos'è l'unicità di noi stessi con le nostre caratteristiche positive e quelle negative, e automaticamente tramite l'accettazione di noi stessi riusciamo ad accettare l'unità dell'altro senza pregiudizi. E così al termine di questo pensiero sulla pericope odierna vi invito ad ascoltare il monologo di Drusilla del San Remo di qualche anno fa perché credo sia un grandissimo insegnamento evangelico che ci può aiutare a costruire il regno di Dio.
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