Predicazione del nostro Vescovo su Mt 10,17-22

Il vangelo di questa liturgia parla di persecuzioni. È un tema molto attuale nel cristianesimo. Alcune chiese pensano ancora oggi che nessuno possa far nulla senza il loro permesso e invece ci sono quelli che sono realmente alla sequela di Cristo che si discostano dalla religione dei palazzi e dei tesori accumulati con scaltrezza. Coloro che resistevano alle autorità dell’impero erano perseguitati, ma ancora oggi se dici una parola che va contro a dogmi inventati in secoli di storia della chiesa vieni etichettato come eretico e sbattuto via… con la finzione della scomunica, di questa barzelletta che ha terrorizzato infinite persone. E anche all'epoca di Cristo vi erano quelli che, per non essere perseguitati, cercavano di conciliare il progetto di Gesù con il progetto dell’impero romano, e oggi ci sono presbiteri che accettano il silenzio impostogli da una chiesa che fa da padrona.

Viviamo in un mondo impregnato da violenza e odio che riempiono le cronache quotidiane. Un odio contro l'essere umano che è presenza di Dio su questa terra. Testimoniare con la propria vita quel Dio fatto carne mette paura ai potenti, impaurisce quelli che fanno dell'istituzione un potere di possesso di Dio. Proprio la stessa paura che avevano i capi dei sacerdoti e i capi politici del tempo di Gesù. Non è cambiato niente da quel tempo a oggi. Gesù dice: “Vi porteranno davanti ai tribunali”. È il giudizio degli altri, del mondo, di fronte al quale Gesù ci incoraggia: “Non preoccupatevi!”. Non preoccupatevi del potere ecclesiale e dei palazzi, non preoccupatevi degli invidiosi, degli odiatori.

È Cristo che ci difende mettendoci in bocca le parole per difenderci e noi che siamo alla sua sequela portiamo la Parola fatta carne ossa sangue e nervi con la bocca e con i fatti. Solo così potremmo definirci cristiani.

Dobbiamo lasciarci guidare da Dio, dobbiamo prendere in mano quel Vangelo per riscriverlo ogni giorno nel putrido delle nostre città, in mezzo ai barboni, alle prostitute e agli emarginati da una società che li disprezza. Dobbiamo nutrirci di quella Parola per mettere in pratica l'insegnamento che Dio ogni giorno ci dona, che ci mette davanti sul piatto d'argento, ed è così che saremo chiamati a testimoniare con la nostra vita, con fatti concreti fino alla morte, non necessariamente fisica, anche quando tutti ci avranno rinnegato e deriso, anche quando amici e parenti ci guarderanno in malo modo per la scelta che facciamo quotidianamente. Co staremo male, ma sappiamo e ne siamo certi che la persecuzione per un ideale di vita, di rinascita, che in questo periodo facciamo memoria nel vedere nelle nostre case un bambinello indifeso e che ha creato scompiglio nel suo e nel nostro tempo. Gesù così piccolo e già in fuga con la sua famiglia ci fa capire che LA PERSECUZIONE NON È UN FALLIMENTO, anche lui l'ha provata, anche lui ha vissuto gli sputi e le critiche fino alla morte di croce. Quella che Gesù accetta e prende sulle spalle è la via della croce, l'infanzia per una divinità, per un Dio che si diceva trionfante. Un prezzo da pagare in termini di solitudine, di disprezzo per essere fedeli e nel servizio nell’amore. Ma Dio non poteva di certo permettere il fallimento di fronte all'uomo e quindi ci da sempre l'opportunità di far nascere ogni giorno quel bambino nelle stalle delle nostre città e ogni giorno moriamo per rinascere il giorno dopo, ma quella rinascita interiore che ci permette di rendere sempre più grande il Dio dell'ultimo e del piccolo. Quello sputo e quell’insulto che ci ammazza, quelle sentenze che ci danno il colpo di grazie, ma quel Pane di cui ogni giorno ci nutriamo che ci da nuova vita. Ecco la vittoria del nostro Dio che accetta l'infamia della croce preannunciata sin dall'inizio su quella culla di paglia. Ma non ci basta per essere cristiani, dobbiamo imparare a far morire il nostro egoismo per far nascere l'amore per gli altri e il servizio ai bisognosi.

​Gesù parla dell’odio del mondo. Ma NOI SIAMO NEL MONDO, MA NON SIAMO DEL MONDO ci viene detto in Giovanni e SE LA MENTALITÀ e la pochezza DEL MONDO ARRIVA A ODIARCI PER la buona notizia, o meglio per l'amore che noi doniamo al nostro fratello e alla nostra sorella È UNA VERIFICA della VERITÀ. La nostra società è dominata dal potere, dallo sfruttamento e dalla ricchezza e odia chi costruisce la pace, difende i deboli e non tollera situazioni di sofferenza. Il cristiano non ha paura di andare controcorrente, contro le mode, contro l'istituzione religiosa che si erge sul piedistallo e che sa solo ripetere versetti come degli emeriti imbecilli, perché incarna i valori che non appartengono alla mentalità delle chiese istituzione, ma della chiesa di carne che scalpita nel cuore.

Ed è questa la testimonianza di Stefano di cui oggi facciamo memoria, la testimonianza della concretezza della vita nel perseguire la via e la verità indicate dalla Parola. Nella persecuzione, nella difficoltà e negli ostacoli il cristiano alla sequela di Cristo sa trovare la soluzione ai problemi e andare avanti imperterrito confidando in quel Dio debole nella cui debolezza si rivela la forza dell'amore.

 

(Questo contenuto è di proprietà della Chiesa Vetero-Cattolica Riformata)


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