Predicazione del nostro Vescovo su Lc 2,16-21

Oggi celebriamo il Nome di Gesù. Il Vangelo ci fa un augurio particolare: quelli che la religione e il potere ecclesiale dei palazzi ritiene e considera i più lontani da Dio, per Gesù, sono i più vicini. Vorrei soffermarmi quindi sui pastori, le persone che al tempo di Gesù erano etichettate come impure solo perchè quello era il loro lavoro, la loro attività. Erano esclusi dalla religione di quell’epoca che si ergeva sui piedistalli pensando di possedere Dio, un po’ come alcune chiese oggi, erano persone che non potevano partecipare alle funzioni del tempio o della sinagoga. Si credeva che quando il messia sarebbe arrivato, allora questi pastori sarebbero stati puniti, una visione molto bigotta di Dio. E ironia della sorte, l'Angelo del Signore, ovvero Dio stesso, per primo si presenta proprio a loro manifestandosi nel suo splendore e nel suo amore. La comunità di Luca infatti condanna la tradizione secondo la quale Dio è buono con i buoni e cattivo con i cattivi. Quando Dio incontra l’uomo lo circonda del suo amore. Il figlio di Dio nasce come gli ultimi, in un posto sperduto e in una stalla contornato dall’affetto di persone umili del paesello che dopo averlo visto, riferirono ciò che era stato detto loro: la grande gioia di un Dio uomo, un Dio ultimo, un Dio emarginato.

Scrive Luca: “Tutti quelli che udivano si stupirono”, ma non per la gioia, ma perché sarebbe cascato il castello di sabbia costruito in secoli di storia di una religione opprimente. Si sconcertano perché come fanno a dire di aver sbagliato tutto. Crolla tutto quello che la religione insegnava loro di Dio: è la novità, è lo scandalo di un Dio che ha sempre voluto la correttezza dell’uomo e che lo accogliesse nella semplicità. La prima volta l’uomo non l’ha capito, la seconda volta è un’altra occasione che Dio da all’uomo, ma anche questa finirà con la morte del Cristo. Anche Maria si è stupita, si è sconcertata perché anche per lei, donna di religione ebraica, non corrisponde a quello che la religione gli ha sempre insegnato, ma lei non lo rifiuta, e inizia a pensare con l’ottica di un Dio che sovverte il mondo in meglio. Certo per poterlo capire bisogna studiare l’antropologia dell’epoca, ma basta anche solo leggere attentamente il primo libro di Enoch, dove ci viene dipinto un Dio con il suo splendore separato dagli uomini e attorniato da sette angeli, gli unici che hanno il privilegio e anche qui la comunità di Luca da un ribaltamento con la famosa frase “se ne tornarono, glorificando e lodando Dio”. Quelli che la nostra società emargina, penso alle persone lgbt o ai divorziati e ai risposati o ai prebisteri che sono sbattuti fuori da una chiesa solo perché si innamorano di un’altra persona, quelli che la religione (che la fa da padrona) e la nostra società, fortemente influenzata dai vescovoni dei palazzi ecclesiali, considera i più lontani, gli esclusi da Dio, che una volta sperimentato l'amore di Dio, sono i più vicini a Dio, esattamente come i famosi angeli di Enoch. Sappiamo che la novità portata da Gesù farà difficoltà a fare breccia nel cuore della gente, ma senza ribaltare la legge e i profeti, ma portandola a compimento tanto che anche lui, dopo gli otto giorni, viene circonciso come da tradizione, e sarà Gesù che non può avere padre umano perché sarà lui a insegnare una nuova forma di umanità e avere autorità su di essa. Gli fu così messo nome Gesù. Ecco che allora il nome Emmanuele, il Dio con noi, risuona nelle campagne e nei posti sperduti delle città, si alza il canto di angeli che portano l’annuncio proprio agli emarginati e ai discriminati. L’invito non è quindi solo di lodare il nome di Dio con versetti imparati a memoria, ma lasciandoci alle spalle ira e dispiaceri, gli avvenimenti brutti dell’anno che è passato facendo tesoro degli insegnamenti che ci ha dato. Ma non basta l’invito principale di oggi è quello di alzarci le maniche e portare la buona notizia che Dio è vicino a tutti noi, ma soprattutto a quelli emarginati e discriminati dalla nostra società. 

 

(Questo contenuto è di proprietà della Chiesa Vetero-Cattolica Riformata)


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