Commento di p. Alex a Mt 11,2-11

In questa terza Domenica di Avvento, continua il nostro cammino comunitario ed il Vangelo ci permette di fare alcune riflessioni sul Battista, su Gesù stesso e sulla profezia nel tempo presente.
Il testo riporta che Giovanni il Battista, dal carcere, manda i propri discepoli ad interrogare Gesù circa la sua natura:
sei tu il Messia oppure no? Una domanda diretta, dalla portata importantissima se consideriamo che il popolo aspettava da tempo il Messia, dal quale attendeva la liberazione. Ne parleremo diffusamente durante la Quaresima e la Settimana Santa.

Giovanni il Battista è un profeta, è colui che ha invitato con forza le genti a convertirsi, iniziando una nuova vita accogliendo il Battesimo con l’acqua, nell’attesa del Battesimo nello Spirito, portato dal Messia. Giovanni sa benissimo di essere un umile servitore di qualcuno che, ben più grande di lui, deve venire. La conversione a cui richiama il popolo non parte dall’annuncio di un roboante astratto principio ma dall’accettazione della volontà di Dio su di lui, da un che si concretizza nella sua stessa vita e lo porterà a ricevere la palma del martirio.

Il suo ministero tra le persone non è centrato sul suo ego né autoriferito ma si sviluppa sempre in dialogo con Dio e nella consapevolezza di essere la tessera di un mosaico ben più grande.

Gesù non si sottrae alla domanda e la sua risposta riecheggia le parole che abbiamo sentito nella prima lettura: il libro di Isaia ci offre alcuni criteri per riconoscere il Messia che coincidono con i segni che accompagnano la predicazione di Gesù.

In questo Avvento, quindi, siamo invitati a prepararci alla nascita di Gesù, vero uomo e vero Dio, che viene. Il Messia è alle porte e ha voluto assumere la nostra condizione umana, fuorché nel peccato. Gesù, che pure è il Figlio di Dio, ha l’umiltà di inserirsi nella storia umana, di aiutarci a comprendere quando le parole dei profeti si riferiscono a lui. Non si nasconde, ma si rivela e cammina con noi.

Quali strumenti abbiamo per il nostro cammino?

Il primo è l’ Eucarestia che celebriamo insieme ogni domenica e durante la settimana : nello spezzare il pane e nel ricevere il calice, facciamo viva memoria dell’ Ultima Cena. La presenza di una comunità che cammina, settimana dopo settimana, nella preghiera, nello studio e nella liturgia è un primo dono, non sempre scontato.

Il secondo strumento è la preghiera : nel tempo di Avvento, la tradizione monastica propone la Lectio Continua del Libro di Isaia. Si tratta di una forma di Lectio Divina, approfondita nel Gruppo Monastico Ecumenico, durante il secondo anno di discernimento. La preghiera è, purtroppo, particolarmente snobbata di questi tempi eppure è il nutrimento dello spirito, una pratica che meriterebbe uno spazio e una considerazione adeguata su base quotidiana. A tal proposito, desidero condividere con voi una risorsa preziosa: il libro di Basil Pennington Lectio Divina

E’ un libro davvero agevole e che, nelle ultime pagine, enuncia un principio condivisibile, sul quale possiamo riflettere durante questo tempo di Avvento: il Cristiano è invitato a trovare un punto di equilibrio tra vita secolare, preghiera e studio. Questo ci permette di fare spazio alla presenza di Gesù nella nostra vita, di “ristabilire le priorità”, e lo spazio da dedicare al terzo importante strumento: lo studio.

Attenzione: non si tratta di una conoscenza perseguita al solo scopo di innalzare il proprio ego! Il Vangelo è chiaro sulla considerazione che Gesù aveva dei farisei. Lo studio di cui parla Basil Pennington e, con lui, diversi Autori contemporanei di spiritualità e vita monastica, è molto vicino allo spirito della Lectio Divina dove preghiera e sete di conoscenza si fondono.

Infine, una parola sulla profezia nei tempi moderni: la storia dell’umanità non è priva di persone molto opache che, a vario titolo, si sono autoproclamate profeti o moralizzatori.

Le letture di oggi ci offrono alcuni criteri di discernimento, quantomeno per proteggerci. Spesso, non spetta a noi “smascherare” questi soggetti, dovendo già occuparci delle nostre inautenticità.

Alcune domande possono aiutarci a fare una prima riflessione:

  • il “profeta” in questione è inserito in una comunità cristiana? Se si tratta di un battitore libero…meglio scappare a gambe levate.
  • il “profeta” in questione ha una solida vita di preghiera? Se la risposta è no, è saggio considerare la fuga.
  • il “profeta” in questione porta al Gesù del Vangelo oppure punta a sè sesso / sè stessa, erigendosi a modello di erudizione, santità e chi più ne ha più ne metta? In questo secondo caso, la fuga è consigliata.

Non lasciamoci avvelenare dalle circostanze, dal mondo in cui viviamo con il suo rumore e le sue seduzioni, ma guardiamo alla nostra vita come spazio quotidiano in cui attendere, nella preghiera, nel servizio e nella semplicità Gesù, vero uomo e vero Dio, che bussa alla porta di ciascuno di noi.

Sia lodato Gesù Cristo!

 

(Questo contenuto è di proprietà della Chiesa Vetero-Cattolica Riformata)


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