Salmo 1: Beato l'uomo che...

santino salmo 1

Il Salmo 1 occupa una posizione unica nel Libro dei Salmi: essendo posto all'inizio della raccolta, assume il ruolo di prefazione o introduzione all’intera opera. Questo non è un caso: gli studiosi ritengono che sia stato intenzionalmente scelto come primo salmo per mettere in evidenza l’importanza della "legge del Signore" e della vita giusta. È un salmo di tipo sapienziale, simile ai testi dei Proverbi, e si concentra su un insegnamento morale di base: la distinzione tra i giusti e i malvagi e le rispettive conseguenze del loro comportamento. Il Libro dei Salmi è una raccolta che comprende preghiere, inni e testi poetici, alcuni dei quali sono attribuiti al re Davide e ad altri autori. Mentre molti salmi riflettono una dimensione di supplica o di lode, il Salmo 1 assume un tono didattico. La sua presenza all’inizio sottolinea l’importanza di una vita vissuta secondo gli insegnamenti divini, come chiave per vivere in armonia con Dio e con la comunità. In questo senso, il Salmo 1 funge da guida morale e spirituale che accompagna il credente lungo tutto il percorso di lettura e meditazione dei salmi.

Il Salmo 1 presenta una struttura bipartita, in cui si delineano due cammini opposti:

  1. La via dei giusti (vv. 1-3): Viene descritta la figura del "giusto", cioè colui che vive secondo la legge di Dio, rifiutando i cattivi consigli e trovando la propria gioia nella meditazione della Torah. È rappresentato come un albero stabile e prospero, piantato vicino a una fonte d'acqua, che simboleggia la vitalità spirituale e la costanza di chi è radicato nella fede.

  2. La via dei malvagi (vv. 4-6): La vita dei malvagi viene descritta con immagini opposte. Essi sono paragonati alla "pula" che il vento disperde, simbolo di vuoto e inconsistenza. Mentre i giusti vivono in stabilità e prosperità, i malvagi sono destinati alla rovina e all’allontanamento dalla comunità dei giusti.

 

Il salmo si apre con la parola "beato", un termine che suggerisce una condizione di pienezza e felicità spirituale. Nella Bibbia ebraica, la beatitudine è strettamente legata all’obbedienza alla legge divina e alla saggezza. Questo concetto di beatitudine è diverso dalla concezione di felicità come emozione passeggera: è piuttosto una condizione di armonia profonda con Dio, una serenità che deriva da una vita retta.

La Metafora dell’Albero: il giusto è paragonato a un albero piantato lungo corsi d’acqua. Questa immagine richiama il Salmo 92:12-15 e Geremia 17:7-8, dove si parla della stabilità e prosperità di coloro che confidano nel Signore. L’albero rappresenta qui la crescita spirituale, la stabilità e la capacità di dare frutti, simbolo delle opere buone. La vicinanza ai "corsi d’acqua" rimanda alla vita interiore alimentata dalla Torah, che sostiene e nutre il credente. La metafora dell’albero implica anche l’idea di un percorso spirituale graduale: la crescita e la maturazione avvengono "a suo tempo", indicando che i frutti della fede emergono attraverso la costanza e la perseveranza.

La Pula Dispersa dal Vento: per i malvagi, invece, l’immagine utilizzata è quella della "pula", l’involucro del grano che viene separato e scartato durante la trebbiatura. La pula è un simbolo di inconsistenza, essendo priva di peso e di valore; è facilmente dispersa dal vento, un’immagine che suggerisce l’instabilità e la mancanza di radici. Questa rappresentazione sottolinea l’effimera e precaria condizione di chi sceglie una vita lontana da Dio, senza punti di riferimento stabili.

Il Giudizio Finale: i versetti finali evocano il tema del giudizio: i giusti saranno "vegliati" dal Signore, mentre la via dei malvagi finirà in rovina. Questo giudizio non è solo una punizione finale, ma una conseguenza naturale del modo di vivere di ciascuno. Il giudizio di Dio non è descritto in modo esplicito come una condanna immediata, ma viene suggerito come una separazione naturale, inevitabile, tra chi ha scelto la giustizia e chi ha preferito il male.

Esegèsi e Attualità

L’interpretazione esegetica del Salmo 1 mette in risalto il significato della “legge del Signore” non solo come un insieme di norme, ma come una guida spirituale che orienta verso una vita piena e benedetta. La “meditazione” della legge, descritta nel versetto 2, indica una riflessione profonda e continua. In ebraico, il termine usato per “meditare” (הָגָה, hagah) può anche significare “mormorare” o “sussurrare”, suggerendo una ripetizione continua, quasi una preghiera interiore. Questo non è un mero esercizio intellettuale, ma un nutrimento spirituale che coinvolge la mente e il cuore. L’esegesi mette anche in luce la dimensione comunitaria del Salmo. I giusti e i malvagi non sono solamente individui isolati, ma fanno parte di una comunità. La separazione tra i giusti e i peccatori non è una forma di esclusione, ma una naturale conseguenza delle scelte di ciascuno. Questo tema riflette una concezione biblica della responsabilità individuale di fronte alla comunità e a Dio, e dell’importanza di coltivare un’etica che favorisca il bene comune.

Il Salmo ha un messaggio che risuona anche nella nostra epoca. Invita a una vita fondata su valori solidi, e ci chiede di discernere tra ciò che è effimero e ciò che è duraturo. L’immagine dell’albero invita a coltivare una vita interiore stabile, nutrita dalla fede e dalla riflessione. In una società che spesso promuove l’egoismo, il relativismo e l’apparenza, il Salmo 1 esorta a una vita autentica, radicata nei valori della giustizia e della fedeltà. La metafora della “pula” è altrettanto attuale, rappresentando la superficialità e la fragilità delle certezze temporanee e illusorie. Viviamo in un’epoca in cui le influenze esterne, i consigli e le opinioni cambiano rapidamente. Il salmo ci incoraggia a non lasciarci trascinare dai “venti” della società, ma a rimanere saldi nei principi della fede.

Per il cristiano di oggi, il Salmo 1 può essere un richiamo a una vita di preghiera e meditazione. La “legge del Signore” viene intesa come l’insieme degli insegnamenti di Cristo, un invito a fare dell’amore e della misericordia i fondamenti della propria vita. La vera felicità e stabilità non si trovano nel successo o nella realizzazione personale, ma nella comunione con Dio.

“Sto scegliendo la via del giusto o mi sto lasciando trascinare dagli influssi del mondo?” Il salmo invita a una fedeltà consapevole e perseverante, che può tradursi nella preghiera, nella riflessione e nella scelta di circondarsi di persone e valori che alimentano la propria crescita spirituale.

Bibliografia

  • Alter, Robert. The Book of Psalms: A Translation with Commentary. New York: W. W. Norton & Company, 2007.
  • Brueggemann, Walter. The Message of the Psalms: A Theological Commentary. Minneapolis: Augsburg Fortress, 1984.
  • Craigie, Peter C. Psalms 1–50. Word Biblical Commentary, Vol. 19. Dallas: Word Books, 1983.
  • Fokkelman, J. P. The Psalms in Form: The Hebrew Psalter in Its Poetic Shape. Leiden: Brill, 2002.
  • Mays, James Luther. Psalms. Interpretation: A Bible Commentary for Teaching and Preaching. Louisville: John Knox Press, 1994.
  • Ravasi, Gianfranco. Il libro dei Salmi: Commento e attualizzazione. Vol. 1. Bologna: Edizioni Dehoniane, 1981.
  • Terrien, Samuel. The Psalms: Strophic Structure and Theological Commentary. Grand Rapids: Eerdmans, 2003.
  • Westermann, Claus. The Psalms: Structure, Content, and Message. Minneapolis: Augsburg Publishing House, 1980.
  • Zenger, Erich (ed.). I Salmi: Preghiera e poesia di un popolo. Milano: Paoline, 2002.
  • Weiser, Artur. The Psalms: A Commentary. The Old Testament Library. Philadelphia: Westminster Press, 1962.
X

Right Click

No right click