VIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO - ANNO C
Commento al Vangelo: Lc 6,39-45 - Radicati in Dio per portare frutti d'amore

Il Vangelo odierno ci pone di fronte ad alcune delle parole più profonde e incisive di Gesù, che si rivolgono direttamente al cuore di ogni discepolo. Il discorso della pianura, così come ci viene presentato dall'evangelista Luca, è una raccolta di insegnamenti sapienziali che hanno segnato la vita delle prime comunità cristiane e che continuano a risuonare con forza nella nostra esistenza quotidiana. Ogni versetto di questo brano è una sfida a guardare in profondità dentro di noi, a confrontarci con la verità della nostra vita e a lasciarci trasformare dall'incontro con la Parola di Dio. Non possiamo leggere queste parole con superficialità, ma siamo chiamati a lasciarle penetrare nel nostro cuore e a permettere che operino in noi una conversione autentica. Il tema della trave e della pagliuzza è una delle immagini più evocative che Gesù utilizza per descrivere l'atteggiamento umano di giudicare gli altri senza riconoscere i propri limiti. È fin troppo facile vedere i difetti e le mancanze altrui, mentre spesso siamo ciechi di fronte alle nostre debolezze. Questo atteggiamento ci protegge dall'assumerci la responsabilità di ciò che non va nella nostra vita e ci permette di sentirci superiori agli altri. Gesù smaschera questa ipocrisia e ci invita a guardare prima di tutto dentro di noi. Solo chi ha il coraggio di riconoscere le proprie fragilità può avvicinarsi al fratello con uno sguardo di misericordia e di umiltà. La trave nel nostro occhio rappresenta tutto ciò che ci impedisce di vedere con chiarezza, le ferite non sanate, i pregiudizi, l'orgoglio che ci rende ciechi. È un richiamo potente a fare un cammino di purificazione interiore, lasciandoci illuminare dalla luce di Dio. L'immagine dell'albero e dei suoi frutti affonda le radici nella tradizione biblica, dove la vita dell'uomo giusto viene spesso paragonata a un albero che affonda le radici lungo corsi d'acqua. Il Salmo 1 e il profeta Geremia ci offrono parole di grande bellezza per descrivere questa relazione vitale con Dio, sorgente di ogni bene. L'albero buono non è frutto del caso, ma di una scelta consapevole di affondare le radici in Dio, di lasciarsi nutrire dalla sua Parola e di vivere secondo la sua volontà. Ogni giorno siamo chiamati a scegliere dove piantare le nostre radici: nella terra arida dell'egoismo, della vanità e dell'apparenza o lungo i corsi d'acqua della fiducia in Dio, della preghiera e dell'amore. Questa immagine ci invita a un esame di coscienza profondo e sincero: quali frutti sta portando la mia vita? Sono frutti di pace, di perdono, di solidarietà o frutti amari di divisione, di rancore e di indifferenza? Non si tratta di inseguire sogni di grandezza o di perfezione, ma di accogliere con umiltà la nostra piccolezza e di affidarci con fiducia alla pazienza di Dio, che sa trarre frutti buoni anche dai nostri limiti. L'albero buono non è un'illusione di onnipotenza, ma una vita radicata nell'amore, capace di portare frutti di bontà anche nelle stagioni più difficili. Il tesoro del cuore è un'altra immagine che ci invita a riflettere su ciò che custodiamo dentro di noi. Ogni cuore umano è come un deposito in cui si accumulano pensieri, desideri, emozioni, ricordi. Ciò che mettiamo nel cuore determina ciò che ne uscirà. Se nutriamo il cuore con la Parola di Dio, con la preghiera, con gesti di amore e di perdono, il nostro cuore sarà un tesoro di bene, capace di irradiare luce e speranza intorno a noi. Se invece lasciamo che il cuore si riempia di rancore, di invidia, di superficialità, saranno queste le realtà che emergeranno nelle nostre parole e nei nostri gesti. Il cuore non è mai vuoto, ma si riempie di ciò che gli offriamo ogni giorno. È un richiamo alla responsabilità di custodire il nostro cuore con attenzione e cura, scegliendo di nutrirlo con ciò che è buono, vero e bello. La Scrittura ci ricorda con saggezza: "Custodisci il tuo cuore con ogni cura, perché da esso sgorga la vita". Questa custodia richiede vigilanza, preghiera, ascolto della Parola e una costante disponibilità a lasciarci trasformare dallo Spirito di Dio. Il Vangelo di oggi ci offre una chiave preziosa per la nostra vita spirituale: il legame inscindibile tra ciò che siamo nel profondo del cuore e ciò che manifestiamo all'esterno. Non possiamo fingere a lungo, perché prima o poi ciò che abita dentro di noi si rifletterà nei nostri atteggiamenti, nelle nostre parole, nelle nostre scelte. Il cammino cristiano è un percorso di autenticità, in cui siamo chiamati a lasciarci trasformare dalla grazia di Dio affinché il nostro cuore diventi una sorgente di vita e di amore. Ogni giorno possiamo scegliere di nutrire il nostro cuore con il cibo buono della Parola di Dio, della preghiera, della solidarietà e della tenerezza. Ogni giorno possiamo chiedere al Signore di purificare il nostro cuore, di liberarlo dalle scorie del peccato e di renderlo sempre più simile al cuore di Cristo. Solo così potremo portare frutti di amore, di pace e di gioia nel mondo. Il Vangelo di oggi ci provoca e ci sprona a un cammino di conversione profonda. Siamo chiamati a guardarci dentro con sincerità, a riconoscere le nostre debolezze e a lasciarci plasmare dall'amore di Dio. Siamo invitati a piantare le nostre radici lungo i corsi d'acqua della Parola e a custodire con cura il tesoro del nostro cuore. Non siamo chiamati a essere alberi giganteschi, ma piccoli alberi che, con umiltà e perseveranza, portano frutti di bene per il mondo. La nostra vita, se radicata in Dio, può diventare una benedizione per gli altri, anche nelle sue fragilità e nei suoi limiti. Che il Signore ci conceda di affondare ogni giorno le nostre radici nel suo amore, di custodire il nostro cuore con fedeltà e di portare frutti di pace e di misericordia per il mondo.