MEMORIA DI FRANCESCO D'ASSISI - ANNO B
Commento al Vangelo: Mt 11,25-30 - La Leggerezza del Giogo

La pericope odierna (Mt 11,25-30) si apre con una lode a Dio da parte di Gesù, che riconosce come il Padre abbia rivelato i suoi misteri non ai “sapienti” e “intelligenti”, ma ai “piccoli”. Questo concetto è straordinariamente significativo, poiché evidenzia un rovesciamento dei valori che ancora oggi ci interroga e ci invita a riflettere sulle nostre certezze. Nella società contemporanea, spesso siamo portati a pensare che il sapere, il potere e le certezze materiali ci rendano superiori agli altri, ma la verità svelata da Gesù ci invita a considerare un aspetto fondamentale della nostra esistenza: i “piccoli” sono coloro che si trovano ai margini, che vivono la vita con la purezza e la semplicità di un bambino. La benedizione riservata a loro è una chiamata a riconoscere il valore di chi vive nelle periferie della nostra società, laddove il dolore, la fatica e l’ingiustizia sono all’ordine del giorno.

In un mondo dominato da ansie e preoccupazioni, le parole di Gesù rappresentano un balsamo per le anime affaticate e oppresse. La sua invito a venire a Lui per ricevere ristoro è un richiamo potente e universale. Siamo tutti invitati a lasciare i fardelli pesanti che ci schiacciano e a prendere su di noi il suo giogo, che è dolce e leggero. Questo concetto di "giogo" non deve essere inteso come un'imposizione, ma piuttosto come un modo per trovare una vera libertà interiore. La vera schiavitù non deriva da un giogo che Dio impone, ma dalla nostra incapacità di liberarci dai pesi che ci auto-imponiamo o dalle pressioni esterne che ci schiacciano.

Il messaggio di Gesù invita alla riflessione su come spesso nella vita ci lasciamo schiacciare da aspettative irrealistiche, dalle pressioni sociali e dai fardelli che noi stessi creiamo. Molti di noi vivono in una costante ricerca di approvazione e riconoscimento, spesso legata al successo professionale o al possesso di beni materiali. Questo approccio alla vita, invece di portarci felicità e libertà, si traduce in una vita di ansia e stress, rendendoci prigionieri delle nostre stesse scelte. È qui che l'invito di Gesù a prendere su di noi il suo giogo si rivela rivoluzionario: egli non ci chiede di abbandonare i nostri doveri o le nostre responsabilità, ma di affrontarli con un atteggiamento rinnovato, più leggero e sereno.

La figura di Francesco d'Assisi si incarna perfettamente in questo messaggio di libertà e leggerezza. Francesco ha scelto la povertà non come una semplice rinuncia, ma come un cammino di liberazione e riscoperta della vera essenza della vita. Egli ha abbracciato la semplicità e l’umiltà, trovando in esse la vera ricchezza e una profonda connessione con Dio e con tutte le creature. La sua vita è stata un esempio luminoso di come si possa vivere in armonia con il creato, rispettando e amando ogni forma di vita, dall'animale all'uomo. Proprio come Gesù invita i suoi discepoli a non portare fardelli pesanti, Francesco ha vissuto la sua vita con il desiderio di rimuovere le catene che opprimono il cuore degli uomini e delle donne.

Non solo predicava, ma metteva in pratica il suo messaggio, diventando un modello per tutti noi. La sua scelta di vita era in netta contrapposizione alla cultura del suo tempo, caratterizzata da consumismo e ambizione. Egli ci insegna che la felicità non risiede nella ricchezza materiale, ma nella capacità di essere presenti agli altri, di ascoltare le loro storie e di condividere il nostro cammino. La sua connessione profonda con la natura, il rispetto per ogni creatura e la sua vita di preghiera sono elementi che ci invitano a riflettere su quanto sia importante riscoprire la bellezza della semplicità e della gratitudine. Il messaggio di Francesco è un invito a vedere oltre le apparenze e a riscoprire il valore della semplicità e della condivisione. In un'epoca in cui il consumismo e la ricerca del potere sembrano dominare, l'esempio di Francesco è un richiamo forte a tornare alle radici della nostra umanità. Egli ci mostra che, abbracciando una vita di povertà e semplicità, possiamo realmente arricchire le nostre esistenze e contribuire a un mondo più giusto e più bello. La sua vita è un invito a lasciare andare il superfluo e a concentrarci su ciò che realmente conta: l'amore, la comunità, la cura per il prossimo e per il creato.

Cosa ci portiamo a casa oggi? Il Vangelo di Matteo ci invita a riflettere sulla nostra vita e su come possiamo, anche noi, essere “piccoli” nel cuore, disposti ad accogliere il messaggio di Gesù con umiltà e apertura. Accogliere l’invito di Gesù significa entrare in un cammino di liberazione, in cui il giogo che portiamo diventa leggero. Proprio come San Francesco ha fatto, possiamo scegliere di vivere in umiltà, in armonia con noi stessi, con gli altri e con la creazione. La vera felicità si trova in questo viaggio verso una vita più serena, nella cura e nel rispetto reciproco. Così, come Francesco ha vissuto, anche noi possiamo scoprire la leggerezza del giogo che ci avvicina a Dio e ci rende autenticamente umani. La sfida è quella di liberarci da ciò che ci opprime e di abbracciare una vita più umana, in cui la dignità di ogni persona e di ogni creatura è rispettata. È un cammino che ci richiede coraggio e determinazione, ma che, come ci insegna Francesco, porta con sé una gioia profonda e duratura. La strada verso questa libertà e questa leggerezza non è semplice, ma è l'unico modo per costruire un futuro migliore, per noi e per le generazioni a venire. La vera chiamata di Dio è quella di creare un’umanità riconciliata, in cui l’amore e la compassione sono le guide che illuminano il nostro cammino, rendendoci parte di un grande disegno divino.

(Questo contenuto è di proprietà della Chiesa Vetero-Cattolica Riformata)


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