XXIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO - ANNO B
Commento al Vangelo: Mc 7,31-37 - Apriti! La sfida alla società di oggi

Il brano del Vangelo di oggi, tratto dal Vangelo di Marco, ci offre una scena di profonda significatività che, pur nella sua apparente semplicità, racchiude molteplici livelli di riflessione per la nostra vita quotidiana e per la nostra comprensione del mondo.

Gesù, di ritorno dalla regione di Tiro, si dirige verso la Decàpoli e incontra un uomo sordomuto. Gli abitanti del luogo lo conducono da Gesù, pregandolo di imporre le mani su di lui. Tuttavia, l'atto di guarigione di Gesù è tutto tranne che convenzionale: porta l'uomo in disparte, lontano dalla folla, tocca le sue orecchie con le dita, gli tocca la lingua con la saliva, sospira e dice: "Effatà", cioè "Apriti!". Immediatamente, l’uomo recupera l'udito e la capacità di parlare. Questa guarigione non è solo un atto di ripristino fisico ma rappresenta anche una reintegrazione sociale e spirituale per chi era stato escluso.

Per comprendere pienamente il significato di questo miracolo, dobbiamo considerare il contesto culturale e sociale del tempo di Gesù. La sordità e l'afasia erano spesso interpretate come segni di impurità o come conseguenze di peccati commessi. In un contesto dove la purezza e l'inclusione sociale erano strettamente legate, il sordomuto era considerato emarginato, un "indesiderabile" dal punto di vista religioso e sociale. Il gesto di Gesù, che rompe con le convenzioni e tocca l'uomo con estrema fisicità, non solo guarisce ma sfida la concezione del sacro e dell'impuro del tempo.

Questo gesto di Gesù ci invita a riflettere su come il sacro possa essere reinterpretato alla luce dell'amore e della compassione. Gesù non teme la contaminazione, ma con la sua azione ridà dignità e inclusione. In questo modo, la guarigione fisica diventa simbolo di una liberazione più profonda, che ricollega l’individuo alla comunità e a Dio.

Oggi, vivendo in una società fortemente tecnologica e dominata da strutture di potere e controllo, possiamo trovare analogie con la situazione del sordomuto. La nostra cultura spesso crea barriere invisibili che impediscono una comunicazione autentica e una connessione vera. Viviamo immersi in un mondo di tecnologie avanzate, ma queste stesse tecnologie possono diventare strumenti di alienazione piuttosto che di connessione. La comunicazione mediata da schermi e dispositivi può generare un “mutismo” sociale, dove il vero dialogo e l’espressione genuina vengono soffocati.

La riflessione odierna ci sfida a guardare oltre le superficialità e a riscoprire l’importanza di una connessione umana autentica. È fondamentale riconoscere le forme moderne di esclusione e di “sordità” che impediscono il pieno sviluppo delle relazioni umane e la nostra capacità di vivere una vita significativa. La vera libertà, secondo il messaggio di Gesù, non si trova nella mera accumulazione di beni o nel dominio tecnologico, ma nella nostra capacità di amarci e di ascoltarci reciprocamente.

In un tempo di crisi e di smarrimento, la richiesta di essere “toccati” e liberati da queste barriere è una speranza che dovremmo nutrire con forza. La buona notizia che Gesù annuncia è quella di un mondo dove le barriere vengono abbattute e l’amore diventa il principio che guida ogni nostra azione e relazione. Questa è la vera liberazione che Gesù porta: un invito ad aprirci all’autenticità e alla bellezza della vita, a superare le separazioni e a vivere in armonia con gli altri e con noi stessi.

In questo senso, il nostro impegno quotidiano dovrebbe essere quello di essere testimoni di questa libertà e di questa apertura, cercando di creare spazi di autenticità e di connessione genuina nelle nostre relazioni e nelle nostre comunità. La speranza è che, come nel miracolo del Vangelo, possiamo anche noi sentire qualcuno che ci dice: "Apriti!", invitandoci a vivere una vita più piena e significativa.

(Questo contenuto è di proprietà della Chiesa Vetero-Cattolica Riformata)


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