XIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO - ANNO B
Commento a Mc 5,21-44: Rinascita e Fede

Nel cuore dei racconti che descrivono la guarigione e la resurrezione, come quello della figlia di Giairo e della donna emorroissa, si intrecciano temi universali di speranza e fede. Questi racconti, radicati nelle tradizioni veterotestamentarie di Elia ed Eliseo, riflettono la potenza di una fede che non solo ripristina la vita, ma che le conferisce anche una nuova dignità e significato. In Gesù, il profeta escatologico, troviamo la continuità e l'evoluzione di questa tradizione, elevando l'opera dei profeti a un livello superiore di pienezza e realizzazione.

Le due donne, sebbene differenti nella loro condizione, sono accomunate dalla stessa durata di sofferenza: dodici anni. La fanciulla di Giairo, alla soglia della maturità, e la donna emorroissa, segnata dall’impurità e dall’isolamento, sono entrambe considerate "figlie" agli occhi di Gesù. Per entrambe, l'intervento divino rappresenta una nuova opportunità di vita e libertà.

Nel caso della donna emorroissa, la sua condizione non è solo una malattia fisica ma anche una condizione di emarginazione sociale e spirituale. La perdita di sangue l'ha isolata e umiliata, facendola sentire come un corpo sporco e non degno di amore. Tuttavia, la sua fede le permette di tentare l’impossibile: toccare il mantello di Gesù. Questo gesto, piccolo ma colmo di speranza, rappresenta un passo coraggioso verso la ripresa della sua dignità e della sua vita. Gesù, percependo il tocco "delicato", riconosce il valore di questa fede e restituisce alla donna non solo la salute, ma anche il potere di vivere liberamente e senza più sottomissioni.

Parallelamente, l'episodio della figlia di Giairo mostra come, anche nel luogo di massima sicurezza, la casa del capo della sinagoga, la morte possa prevalere. La giovane, ormai alla soglia della maturità e destinata a una vita di sottomissione, muore. Per molti genitori, una figlia ribelle è come una morte sociale. Gesù, tuttavia, la risveglia non solo dal sonno della morte, ma anche dalla condizione di vita opprimente che le era imposta, restituendole la capacità di camminare e di nutrirsi, simbolo di una vita rinata e rigenerata.

Questi racconti non si limitano a rivelare il potere miracoloso di Gesù, ma evidenziano anche un messaggio profondo sull’amore e la dignità umana. Gesù non è solo un operatore di miracoli, ma un liberatore che vede e risponde ai desideri più profondi delle persone emarginate. Egli non si limita a guarire corpi; egli restaura vite, ridando dignità a chi era stato escluso.

La questione è rilevante anche oggi. Non avendo a disposizione un Gesù fisico, ci confrontiamo con la mancanza di un contatto diretto che potrebbe risolvere le nostre difficoltà. Tuttavia, la sfida per noi è riconoscere e rispondere ai “Gesù” che incontriamo ogni giorno nella nostra realtà, siano essi persone che offrono un aiuto concreto o momenti di riflessione che ci spingono a cambiare. È attraverso questi incontri che possiamo scoprire spiragli di speranza e creare cambiamenti significativi nella nostra vita e in quella degli altri.

La storia di queste due donne, e il messaggio che trasmettono, ci invitano a riflettere sulla nostra capacità di generare cambiamenti positivi. L’atto di toccare, di essere coinvolti profondamente nelle vite degli altri, è essenziale. Ciò richiede di superare la paura di contaminarsi e di accogliere la complessità della vita, proprio come ci insegna la narrazione di Gesù. In un mondo dove la paura e la divisione sembrano prevalere, la vera speranza è riposta in chi ha il coraggio di abbracciare il cambiamento e di rispondere alle necessità degli altri con amore e compassione.

Così, mentre viviamo momenti difficili e sfide senza precedenti, possiamo trarre ispirazione da questi racconti e dalle figure che ci invitano a fare il primo passo verso una vita di autentico contatto e liberazione. Anche senza un Gesù tangibile, possiamo essere testimoni di speranza e di cambiamento, portando avanti il messaggio di amore e dignità che Egli ha incarnato.

(Questo contenuto è di proprietà della Chiesa Vetero Cattolica Riformata)


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