Commento alle letture della II Domenica di Avvento - Mc 1,1-8

In questa seconda domenica del tempo di Avvento, le letture ci guidano in un percorso tra Antico e Nuovo testamento, dove alcuni temi vengono proposti da più prospettive

Il primo tema è quello della consolazione: questa avviene dopo un periodo di prova, dopo un momento prolungato di dicoltà e dolore. Il testo del profeta Isaia è chiaro nella narrazione : il peccato del popolo ha causato l’ira di Dio, che solo ora si placa, inaugurando un tempo di pace, una nuova alleanza.

Il Libro di Isaia ha un particolare valore per chi vive la spiritualità monastica : durante l’Avvento è proprio il testo su cui viene praticata la Lectio Continua. Questo significa pregare con l’intero contenuto del libro, inclusi i passaggi -come questo- che possono risultare ostici. Non ci piace sentirci dire che dobbiamo convertirci. Non ci piace sentirci dire che la conversione ha a che vedere con i fatti e non con le parole. Il passo di Isaia ci invita a preparare la via per il Signore, nell’attesa -come diremo a breve nel Credo- della sua venuta. Il Libro di Isaia è un annuncio puntuale, vero, appassionato e concreto della venuta di Gesù. Anche noi siamo invitati, mossi dallo Spirito e dalla stessa passione per il Vangelo, a fare altrettanto.
Questo è vero soprattutto perchè intorno a noi le ingiustizie, le povertà e le solitudini sono molteplici e noi siamo chiamati a praticare la giustizia, tema caro al Dio in cui crediamo.

Nel salmo troviamo ciò che Brueggemann definisce “simmetria morale”: quando il popolo ascolta la voce di Dio tutto procede tranquillamente, il peccato invece causa l’ira di Dio, il castigo e la soerenza. Oggi nessuno -o quasi- sposerebbe una visione così in bianco e nero della vita umana e della società o potrebbe credere in un Dio che si relaziona con il suo popolo secondo il pattern “premio-punizione”. Di nuovo, siamo invitati a riflettere su cosa significhi convertirsi. Il tempo di Avvento ci ore 4 settimane per accostare l’azione alla riflessione ma, coerentemente con il Salmo, non siamo invitati ad una “conversione con scadenza”, a vivere alcune settimane spiritualmente più intense per poi tornare alla routine.

Incamminarsi verso il Natale è incamminarsi verso l’incontro che cambia la vita, quello con Gesù ed il suo Vangelo. Il Salmo ci dona parole chiave come : amore, verità, giustizia e pace. Ciascuna meriterebbe tempo per una riflessione adeguata ma oggi ci focalizziamo sulla giustizia, il secondo tema di oggi. Di giustizia ha parlato anche Isaia ed ora la troviamo aancata alla pace. Giustizia e
pace sono intimamente connesse; non possiamo costruire la pace se non ci occupiamo di stabilire -o ristabilire- la giustizia. Non possiamo dare o chiedere giustizia senza essere impegnati nella costruzione della pace. Questo deve accadere dentro di noi, nelle nostre relazioni e solo allora potremo ampliare il raggio d’azione, fino agli estremi confini della Terra.

Noi non portiamo noi stessi, il nostro concetto di pace, la nostra visione sulla giustizia…tutto molto egocentrico. E’ il Vangelo di oggi a darci un modello concreto : Giovanni il Battista. Non a caso, il Vangelo si apre riportando le parole di Isaia ed il messaggero di cui si parla è proprio Giovanni. Il Battista vive in modo semplice, completamente dedito alla causa del Vangelo. La conversione, nell’esperienza del Battista, non riguarda un “loro”, ma un “noi” e questo è importante perché la coerenza con il messaggio portato è il primo indicatore dell’autenticità. Di nuovo, non siamo invitati a una conversione delle parole ma della vita. Ed è lì, tra le pieghe della quotidianità, che possiamo peccare. L’egoismo, l’avidità e l’apatia possono fare parte della nostra vita. La spiritualità cristiana, ogni volta che cadiamo, ci insegna a rialzarci e a rimetterci in cammino. Le folle trovavano nel Battista una persona in cammino con loro, animata dalla fede in un Messia che, pur non ancora presente, era vicino e più grande di lui, un Messia al quale potersi accostare con umiltà e fiducia. Il Battista non è egocentrico. Non si vanta. Non umilia. Non si incensa. Non cerca la gloria. Non cerca gli onori. Non è al servizio del proprio ego. Il Battista annuncia, indica colui che deve venire e che attendiamo: Gesù, vero uomo e vero Dio. Il Battista ci sprona a una profonda rifondazione della nostra vita e ci dimostra che ha senso spendersi al servizio del Messia, Gesù - un Dio che viene a rifondare l’alleanza, basata sull’amore, sul sì generoso e sulla ricerca della verità.

Accogliere e vivere tutto ciò ci apre alla possibilità di attendere con fiducia quei cieli e terra nuova di cui parla la seconda lettura, in cui il Signore ritornerà a rinnovare ogni cosa.
Sia lodato Gesù Cristo!

(Questo contenuto è di proprietà della Chiesa Vetero-Cattolica Riformata)


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