Commento al Vangelo del giorno Mt 5,1-12

La pericope che viene letta oggi, solennità di tutti i santi, è il discorso della montagna.La comunità con la salita di Gesù al monte vuole richiamare il Sinai, dove Dio stipulò il primo patto attraverso Mosè. Ed è questo il punto cruciale del "non sono venuto per abolire la legge o i profeti, ma per portare a compimento". Quel compimento che si vedrà proprio su questo monte dove sarà possibile vedere l'immagine gloriosa del Risorto che ha vinto la morte.

Il salire non è un distaccamento dalla gente, anzi la comunità usa questo verbo per indicare a cosa siamo chiamati, a fare la volontà del Dio dell'uomo. Gesù così si mette come unico mediatore tra l'uomo e Dio, indicandoci una strada unica.

Viene presentato l'insegnamento di Gesù in otto beatitudini (richiamo alla risurrezione) composte da settantadue parole (numero delle nazioni pagane di Genesi, che simboleggiano tutti i popoli). Ed è così che in Matteo si supera la legge, riservata ai pochi, per renderla nuova e disponibile a tutta l'umanità. Una legge di amore e non di restrizione, una legge che eleva e che è capace di rendere l'uomo libero dalla morte, non da quella biologica ovviamente, ma da quella creata dagli dei egoismo, denaro, emarginazione, discriminazione, odio, ...

E ancor di più viene cambiata la legge creata dell'uomo, quella riservata ai pochi, con l'uso dello schema vecchio. Se la legge mosaica si apre con “Io sono Yahvé tuo Dio. Non avere altri dèi di fronte a me" le beatitudini iniziano con la scelta del Padre Madre quale unico Dio, espressa nella prima beatitudine dove vi è una scelta libera dell'uomo di perseguire la semplicità, con l'abbandono volontario di ciò che offusa i nostri occhi di fronte alla Parola.

Nella legge vi erano tre comandamenti che erano obblighi verso Dio e sette doveri verso il prossimo, nelle beatitudini gli obblighi verso Dio vengono sostituiti da ciò che Dio ha fatto per l'umanità e nelle altre tre vengono citati i bisogni della comunità e nell’ultima, la comunità di matteo, assicura la presenza di Dio anche nella persecuzione. Per il decalogo la chiusura spetta alla fedeltà al patto che sarà garanzia della protezione di Dio e della felicità da parte del popolo, Matteo, invece, chiude le beatitudini che con la fedeltà e l'essere alla sequela di Gesù, mettendo in pratica il comandamento dell'amore, si ha la garanzia della presenza di Dio, proprio nella debolezza umana e nei vicoli più bui della nostra società.

"Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli" Qui vediamo un Gesù che si rivolge ai discepoli guardandoli, probabilmente con pietà, loro che sono pescatori, gente comune, persone povere. Gesù promette il Regno dei Cieli. Ma ci siamo resi conto del verbo usato dalla comunità? Il verbo essere non è al futuro, bensì al presente, cioè il regno è già in mano a loro. E questo beati voi è rivolto anche a noi. Ma cos’è questo regno dei cieli? La terra e la società in cui viviamo. E poveri? poveri di cose superflue che non sono necessarie per capire il messaggio cristiano. E infatti in Matteo abbiamo un Gesù che va ancora più a fondo e non si ferma al possesso materiale, pronunciando "Beati i poveri in Spirito!" Non basta svuotarsi di cose inutili che ci allontanano dal messaggio evangelico, ma bisogna alzarsi le maniche per mettere pratica gli insegnamenti. E quindi non serve andare a battersi il petto in chiesa, ma lottare per una convivenza più giusta, per una condivisione sana, per l’inclusione e i diritti di tutti e tutte.

Chi sono i POVERI IN SPIRITO? Tutti quelli che sono umili, quelli che fanno le cose di nascosto per non ricevere elogi, chi non è aggressivo e non è esigente, chi opera facendo l'interesse degli altri e non di se stesso, chi fa la volontà di Dio, chi non spreca tempo, chi non discrimina

Chi sono gli AFFLITTI? Sono tutti quelli che soffrono per qualche motivo: malattia, solitudine, disperazione, guerre... sono quei poveracci che scappano dalle guerre e stanno sui barconi in attesa che uno stato gli apra i porti per non rischiare di morire. Gli afflitti sanno che in Dio potranno trovare la forza per continuare a vivere, divenendo così testimonianza e speranza per gli altri.

Chi sono i MITI? sono coloro che anche se qualche volta si arrabbiano non portano mai rancore e odio verso nessuno

CHI HA FAME E SETE DI GIUSTIZIA? Chi ricerca la legalità, la lotta contro i soprusi, chi non pensa solo a se stesso ma lotta per i diritti di tutti e di tutte.

Chi sono i MISERICORDIOSI? Chi è in grado di star vicino a chi soffre e agli emarginati. Chi non discrimina e sa accogliere a braccia aperte.

Chi sono i PURI DI CUORE? coloro che sono sinceri e leali, chi agisce senza secondi fini.

Chi sono gli OPERATORI DI PACE? Chi si adopera per la pace anche nel proprio piccolo, anche solo nelle discussioni in famiglia (qualunque tipo di famiglia), chi cerca di placare gli animi tra due amici in lite.

Chi sono i PERSEGUITATI? Chiunque è perseguitato per il coraggio che ha nel denunciare quel che non va, rischiando anche la vita.

E infine Gesù ci dice "quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia"... ma chi sono? Chi nella scelta di una determinato tipo di vita sulla via indicata nel Vangelo viene preso di mira dagli altri e molte volte da chi, anche essendo ministro di Dio, pensa di esser padrone del mondo e crede di aver Dio nelle proprie mani, inventando leggi terrene su cosa vuole Dio.

Il Vangelo ci insegna ad accogliere e valorizzare la memoria e la testimonianza di coloro che soffrono a causa di una malattia, di un virus, che non è stato mandato da Dio. È un virus che abbiamo voluto si espandesse, per il nostro egoismo, per il nostro non rispettare il mondo, la terra che ci sta ospitando. Questo Vangelo ci fa guardare anche a tutti i condannati o emarginati dalla nostra società e che hanno vissuto secondo il Vangelo o secondo una morale etica pur non essendo credenti. Il Vangelo non ci sta invitando a osannare questi "beati / santi" portando in giro le loro statue per le città credendo che ci possano salvare da qualcosa. Piantiamola di pensare ai santi come dispensatori di miracoli, come tramite per risolvere i nostri problemi, come i maghetti che ad una nostra richiesta fanno ciò che vogliamo come se fossero inseriti in un juke box che azioniamo con la monetina.

La memoria dei "beati", quelli che ci hanno preceduto, vuol dire far tesoro della loro coerenza, dei loro insegnamenti, della loro tenacia e del loro senso del dovere. Penso a quanti martiri sono morti sul lavoro a causa del coronavirus, penso ai medici e agli operatori sanitari che spendono la loro vita per noi. Oggi ricordiamo quelli che sono stati "giusti" su questa terra, quelli che si sono alzati le maniche e che hanno avuto il senso del dovere, quegli uomini e a quelle donne che possiamo trovare nella porta affianco alla nostra, privi dell'aureola. Questi uomini e queste donne sono pieni di concretezza, di umiltà e di coraggio nel seguire il cammino delle beatitudini.

Il messaggio di questo brano che la liturgia ci propone oggi è semplice: se vuoi dare un senso alla tua vita, se vuoi essere veramente felice, abbraccia la strada che ha scelto Gesù. Non sarai adorato, non ti faranno santo alzandoti agli onori degli altari e portando una statua piena d'oro che ti ritrae in mezzo alle città, ma getterai nel mondo solidarietà e messaggi di speranza, di non violenza e di fiducia.

(Questo contenuto è di proprietà della Chiesa Vetero-Cattolica Riformata)


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