Commento al Vangelo del giorno Mt 21,33-43
Ci troviamo di fronte a una pericope molto bella del Vangelo matteano, ma la parabola in essa contenuta è anche presente in Marco, in Luca, nella famosa fonte Q e in Tommaso. Di conseguenza si potrebbe ipotizzare fosse una parabola tramandata a voce da tutte le comunità. Chiaramente non possiamo conoscere la versione ufficiale, ma sicuramente questo insegnamento aveva scosso gli animi dei discepoli e delle discepole che seguivano il Maestro. Pur essendo stati aggiunti sicuramente dei particolari nei differenti testi, che possiamo mettere a confronto, tutti fanno riferimento a Is 5,1-7 da cui Gesù prese il modus dicendi per riferirsi al popolo in cammino sulla Parola. La vigna in Isaia si riferisce a Israele, ma possiamo anche identificarla come la tenerezza di quel Dio Padre-Madre verso i suoi figli. Nel racconto vi è un uomo che ama talmente tanto la sua vigna e pur avendo bonificato il terreno e piantato le migliori viti, riceve solo frutti acerbi. Isaia ci spiega che Dio lascia la vigna inaridirsi e le erbacce prendere il sopravvento, ma è proprio Dio che non abbandona mai il suo popolo e salva Israele.
Matteo ritorna sul tema della vigna piantata con amore e affidata a dei garzoni. A differenza del racconto in Isaia, la vigna produce frutti molto buoni e il padrone richiede la sua parte proveninente dal raccolto. I garzoni vedendo che avrebbero potuto arricchirsi, maltrattano tutti gli ambasciatori del padrone tentando di impossessarsi di quei possedimenti. Il proprietario di quei terreni con pazienza continua comunque a mandare i suoi servi e infine suo figlio, senza ottenere nulla. Così decide di affidare i terreni ad altri avendo fiducia che da qualcuno otterrà i frutti raccolti.
Con questa parabola possiamo riflettere su un Dio Padre-Madre che crea la vita e la terra su cui viviamo. Ci mette a disposizione gli strumenti per vivere in questo mondo. E noi siamo i vignaioli a cui viene affidata la terra per lavorare in sinergia e in comunione affinché possiamo godere dei frutti buoni. Ma a differenza dei vignaioli, raccontati dai vangeli, dobbiamo essere consci che la vigna non è di nostra proprietà anche se ci è stata data in gestione. Viviamo in una società in cui impossessarsi delle cose degli altri genera piacere anziché godere della gioia della condivisione e del lavoro comune. Siamo ormai immersi in una società in cui crede ancora a una chiesa istituzione che si crede di possedere la vigna messa in comune dallo stesso Dio. E talmente si sente padrona di questa terra e dei suoi abitanti che spara sentenze e decreti di scomunica e che legifera anche sui sentimenti di amore, di uguaglianza e libertà, sostituendo così la legge divina. C'è un'ossessiva attenzione affinché Dio e il suo regno continuino a essere una proprietà riservata da difendere da persone LGBT+, donne ordinate e altre chiese.
Per vivere e costruire il regno di Dio dobbiamo impegnarci nella giustizia e nella convivenza, nell'accogliere, l'emarginato e il discriminato dalla società. E in questo regno noi, ministri scelti dalle nostre comunità, abbiamo un ruolo di notevole importanza e delicatezza.
Questa parabola però ci aiuta anche a riflettere sullo sfruttare al meglio la terra da coltivare: è una nostra responsabilità. Viviamo in un mondo in cui la fame ancora si fa sentire, soprattutto in Africa, ma anche in molte zone dell'America e dell'Asia. Dobbiamo imparare a eliminare il consumismo e lo spreco, attuando delle politiche che vedano il benessere di tutti e tutte, affinché non si riducano i terreni fertili per far spazio ai profitti di multinazionali. Bisogna tendere a un'equa distribuzione del raccolto ed eliminare lo sfruttamento del lavoro per ristabilire la condivisione e la sopravvivenza di tutti.
Ricordiamo però che Dio non si lascia ipnotizzare da noi esseri umani, ma trova sempre nuove vie e nuovi messaggeri per mandare al mondo il suo messaggio di amore e i suoi insegnamenti per la costruzione del suo regno. Ha mandato i suoi profeti che non sono stati ascoltati, suo Figlio Gesù che l'umanità ha ammazzato atrocemente e molti testimoni che sono tacciati di eresia. Quando saremo in grado di ascoltare un solo messaggero di Dio senza cacciarlo ed etichettarlo?
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