Commento al Vangelo del giorno Mt 16,21-27

In questa pericope troviamo un Gesù che per la prima volta espone ai suoi di cosa succedere a Gerusalemme. Chiariamo subito che queste pagine di vangelo matteano sono invenzioni letterarie denominate predizioni scritte dopo gli eventi accaduti. Sicuramente Gesù non si aspetta il benvenuto, ma era sempre più convinto che il viaggio che lo attendeva era un rischio. Il suo obiettivo era però arrivare nel Tempio, proprio nel centro di Israele, coraggioso nell’andare faccia a faccia di fronte al potere dell’uomo annunciando il potere di Dio, quello che si può costruire su questa terra con pace, amore e uguaglianza. Non pensiamo a un destino deciso da Dio, Gesù va semplicemente sulla strada che si era prefissato andando contro ciò che era l’oppressione del tempo. Certamente non nascose ai suoi che seguire questa via era pericolosa. Oggi mi piacerebbe parlare proprio di Pietro, uno dei suoi discepoli. Pietro in fondo siamo tutti noi con le nostre sicurezze fondate nell’io e siamo pronti a difenderle. Spesso di fronte alla verità stiamo in silenzio come fa Pietro che tace, medita e soffre al rimprovero di Gesù. Lui è sempre stato un po’ il bastian contrario della situazione e lo vedremo meglio nei capitoli successivi. Non mancano di certo i momenti di scontro con Gesù che gli cerca di aprire gli occhi. Lo capiamo anche da come Gesù lo chiama: Simone se è in sintonia con il suo messaggio, Simon Pietro se non è completamente d'accordo e infine Pietro quando è testardo come i muli e segue le sue convinzioni. E tutto questo fino al rinnegamento e alla fuga. Il viaggio di Pietro non sarà però senza orizzonte, come quello di Giuda, è una conversione di giorno in giorno che lo porterà, dopo l’annuncio della Risurrezione, alla scelta di mettersi al servizio della comunità. Quanto siamo mediocri e indecisi nella nostra vita? Quante volte tradiamo e torniamo indietro, sui nostri passi, e spesso andiamo a chiedere scusa? La nostra sequela è un viaggio, proprio come quello di Pietro.

Su queste belle pagine evangeliche non cadiamo nell’annullarci e accettare di vivere una fede triste, crogiolandoci del peccato di cui l’istituzione ci ha marciato sopra per farci sentire in colpa di tutto. "Rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua" queste le parole di Gesù che vuol raccomandarsi di non essere egocentrici, ovvero di fare della nostra vita il punto cruciale a cui guardare. Necessaria è la responsabilità delle proprie azioni. Stare alla sequela della Parola vivendo solo di rinunce e negazioni nella propria vita terrena non è vivere pienamente il Vangelo, ma è distruggere il messaggio evangelico. Noi cristiani sappiamo molto bene che i nostri comandamenti sono le Beatitudini e in loro si inseriscono la croce e la risurrezione dalla promessa di “una gioia che nessuno potrà portarvi via".

La prospettiva di Gesù è leggere la propria esistenza come dono verso gli altri della comunità/società essendo testimoni coerenti delle stesse Beatitudini. Bisogna essere capaci di abbandonare le nostre aspirazioni egocentriche per testimoniare su questa terra il Regno di Dio senza rinunciare alla felicità autentica, alle feste con gli amici e alle gioie di tutti i giorni. Quindi se abbiamo deciso di essere davvero autentici perseguendo anche la giustizia, la libertà di ognuno, la solidarietà, l’uguaglianza, siamo certi di vederci buttare la croce addosso senza alcun applauso. Perchè? Diamo fastidio, ma quello che ancor più logora gli invidiosi di una chiesa istituzione è la nostra stessa felicità. Questi percorsi tortuosi della nostra vita a seguito delle nostre scelte vuol dire perdere la propria vita per ritrovarla seguendo l’esortazione “Seguimi”. L’augurio è di essere alla ricerca di ciò che quotidianamente ci insegna la lettura evangelica con l’obiettivo di orientare la nostra vita verso il suo esempio di vita. Non poteva un Gesù che ammonisce e mette in guardia nel caso in cui non accogliamo e non siamo pronti ad aprire le nostre braccia verso tutti: la perdita di una parte di noi, l’anima, ovvero la bellezza di ciò che siamo interiormente.

 

(Questo contenuto è di proprietà della Chiesa Vetero-Cattolica Riformata)


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