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Tabità (Dorcas) negli Atti degli Apostoli: un modello di discepolato femminile e servizio caritativo nella Chiesa primitiva e nella comunità cristiana.

Tabità (Dorcas) (Atti 9,36-42)

Tabità, nota anche con il nome greco Dorcas, è una figura significativa negli Atti degli Apostoli (9,36-42). Il suo racconto rappresenta uno degli esempi più toccanti di discepolato femminile nella Chiesa primitiva, sottolineando non solo l’importanza del servizio di carità, ma anche il ruolo delle donne nella comunità cristiana nascente.

Il brano degli Atti in cui Tabità è menzionata si colloca nella città di Ioppe, una città costiera nel Mediterraneo. Tabità è descritta come una discepola (in greco "μαθήτρια", mathētria), un termine che appare raramente nel Nuovo Testamento per riferirsi a una donna. Questa designazione mette in luce il suo impegno profondo come seguace di Cristo e indica che ella era parte attiva nella comunità cristiana di Ioppe. Il testo sottolinea le sue opere di carità e la sua dedizione ai poveri, in particolare attraverso la produzione di vestiti per le vedove. In una società antica, caratterizzata da profonde disuguaglianze sociali, il lavoro di Tabità assume una valenza particolare, poiché si occupava di uno dei gruppi più vulnerabili, le vedove, che spesso dipendevano dalla carità altrui.

Le opere di carità di Tabità non sono descritte in dettaglio, ma si fa riferimento alla realizzazione di tuniche e mantelli. Questo dettaglio, benché semplice, rivela la natura concreta del suo servizio. Non si trattava solo di elemosine o aiuti finanziari, ma di un impegno personale e manuale, una manifestazione tangibile del suo amore verso i bisognosi. Il lavoro manuale di Tabità richiama l'immagine della donna virtuosa descritta nel libro dei Proverbi 31,10-31, dove viene esaltata la donna che si prende cura della sua famiglia e dei poveri. La sua attività caritativa riflette l'ethos cristiano dell'amore verso il prossimo, un principio fondamentale nella teologia lucana e nella missione della Chiesa primitiva.

Il racconto di Tabità assume una svolta drammatica quando viene menzionata la sua morte. Le donne della comunità mostrano a Pietro i vestiti che Tabità aveva fatto, testimoniando visibilmente la sua dedizione alla comunità. Questo atto di portare i suoi lavori a Pietro è un segno del forte impatto che Tabità aveva avuto sulla comunità. Quando Pietro arriva nella stanza dove il corpo di Tabità è stato preparato, egli si inginocchia in preghiera, dopodiché la risuscita con il comando "Tabità, alzati" (Atti 9,40). La risurrezione di Tabità è un evento miracoloso che richiama altri episodi di risurrezioni nel Nuovo Testamento, come la figlia di Giairo (Marco 5,41), e sottolinea la potenza di Dio all'opera attraverso i suoi apostoli. Questo miracolo non solo conferma l'autorità apostolica di Pietro, ma serve anche come segno della compassione divina e della continuità del ministero di Cristo attraverso i suoi discepoli.

Il racconto di Tabità è profondamente legato alla comprensione teologica del ruolo delle donne nella Chiesa primitiva. La sua descrizione come discepola e il suo servizio di carità sottolineano che le donne, benché spesso invisibili nei racconti storici dell'epoca, erano parti essenziali della vita ecclesiale. Il suo ministero non era legato solo alla sfera domestica, ma si estendeva alla comunità in generale, mettendo in luce il ruolo centrale che le donne potevano svolgere nella missione sociale e spirituale della Chiesa. Inoltre, il miracolo della sua risurrezione da parte di Pietro amplifica l'importanza di Tabità nella narrazione lucana, evidenziando il potere della preghiera e la sovranità di Dio sulla vita e la morte.

La figura di Tabità è stata spesso interpretata come un modello per il servizio diaconale nella Chiesa. Anche se non è formalmente indicata come diaconessa, molti studiosi e interpreti hanno visto nel suo esempio un riferimento alle prime forme di ministero diaconale femminile, in cui il servizio agli altri, soprattutto ai poveri e agli emarginati, era al centro della vita cristiana. Tabità rappresenta anche l'importanza della testimonianza silenziosa attraverso le opere di misericordia, un tema ricorrente nella tradizione cristiana. Il suo racconto invita alla riflessione sull'importanza del servizio cristiano come manifestazione visibile della fede e della carità.

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