Gesù uomo di conversione - riflessione di don Franco Barbero pubblicato su Tempi di Fraternità 2011

Gesù - tra la volontà di Dio e le proposte di successo

È pressoché impossibile ricostruire con precisione le tappe dell’itinerario di fede di Gesù. Ma certamente l’evangelo ci presenta un dato realissimo: anche Gesù dovette scegliere tra la volontà di Dio e le proposte di successo, di compromesso e di comodità che avrebbe potuto “sfruttare” assecondando certe diffuse aspettative popolari. Questo messaggio di un realismo impressionante ci viene dalla pagina delle tentazioni. Sappiamo bene che si tratta di un quadro teologico-didattico costruito con “materiali” dell’Antico Testamento (Esodo e Deuteronomio): «Le prove del popolo ebraico sono durate quarant’anni, quelle di Gesù quaranta giorni. Di fatto abbracciano tutto il periodo del suo ministero pubblico, meglio l’intera sua vita» (Ortensio Da Spinetoli, Matteo, Cittadella, pag. 116). La tentazione è il clima di tutta la vita di Gesù nel senso che l’attrattiva della via più facile si ripresentava continuamente. È ancor poco familiare per noi questo Gesù che procede tra tenebre, incertezze, crisi, difficoltà, scoramenti, in una ricerca lenta e faticosa della volontà di Dio. Nel lungo silenzio di Nazareth, poi probabilmente alla scuola del Battista, in ascolto dei segni di Dio dentro gli avvenimenti e certamente nella preghiera, Gesù si sarà posto mille volte l’interrogativo: “Che cosa vuole Dio da me? Cammino davvero secondo la Sua volontà?”. Possiamo certo indagare a fondo in questa direzione, ma il linguaggio biblico ci «mette in evidenza che si tratta di una vera opera di seduzione» (Ortensio da Spinetoli) che giungeva come pressione a Gesù da più parti. Insomma, Gesù in tutta la sua vita si è costantemente trovato di fronte a reali alternative, ad un aut-aut tra le esigenze di Dio e il suo opposto, cioè Satana. Per dire sì a Dio Gesù ha dovuto dire no a Satana. (Non c’è, ovviamente, bisogno di credere nell’esistenza del diavolo come essere personale. Satana forse è un’immagine, in questo senso un mito, creato dall’uomo, non solo biblico, per indicare il male, nella sua abissale profondità. Satana è la cifra del male, del peccato. La Bibbia spesso ne parla come di una persona, ma si tratta di una personificazione (cioè, si personalizza una realtà per favorirne una più chiara identificazione). In sostanza mi sembra che si possa dire che la pagina evangelica delle tentazioni di Gesù è realissima. Non però nel senso che qui sia “fotografato” lo scontro che Gesù avrebbe vissuto con Satana in quel preciso periodo. Piuttosto nel senso che Gesù, per tutta la vita, sul sentiero della sua risposta messianica a Dio, ha incontrato difficoltà, contrasti, opposizioni dall’esterno, dalla gente, dai capi ed ha anche dovuto lottare dentro di sé.
Questa, dunque, è una pagina di duro realismo, di contenuto rigorosamente storico perché “condensa” letteralmente in questo drammatico dialogo tutta l’esistenza storica di Gesù. Tre semplici riflessioni.

  1. È probabilmente molto stimolante per la nostra fede fare la scoperta del Gesù “tentato”, del Gesù che cerca faticosamente la strada della fedeltà alla volontà di Dio. «È importante sentire Gesù vicino, anche dinanzi alla volontà di Dio ai nostri giorni. Non è di poco conforto, per i cristiani che devono discernere in situazioni dolorose e pericolose la volontà del Padre, ... trovare anche in Gesù qualcuno che si è messo davanti al Padre in situazioni simili.
    In questa disponibilità ad udire la voce del Padre, al cambiamento e alla conversione, alla novità e allo scandalo, i cristiani esperimentano di andarsi facendo sempre più figli di Dio, pur essendo già tali ... Qualunque sia la più corretta formulazione della storicità teologale di Gesù, quel che pastoralmente interessa e consola tali cristiani è constatare che anche la relazione di Gesù col Padre ebbe una storia piena di esigenze, di luci e di oscurità, di antinomie difficili da riconciliare; che il Padre andò “perfezionando mediante la sofferenza” (Ebrei 2, 10) anche Gesù.
    A tale Figlio di Dio, soggetto alla prova, all’apprendistato e alla sofferenza, ... tali cristiani si sentono vicini» (J. Sobrino, Gesù in America Latina, Borla, Roma 1986, pag. 82).
  2. La sequela di Gesù è scontro con le logiche vincenti e seduttrici, con le ideologie e le pratiche consumistiche che trionfano. Non si può, senza tradire l’evangelo, rinunciare a questo “paradosso”. In questo senso conserva tutto il suo valore l’ammonizione paolina: «Fratelli, non adattatevi alla mentalità di questo mondo, ma lasciatevi trasformare da Dio con un completo mutamento della vostra mente. Sarete così capaci di comprendere qual è la volontà di Dio, vale a dire quel che è buono, a lui gradito, perfetto» (Rom 12, 2).
  3. Ma direi di più. Questa pagina delle tentazioni di Gesù ci annuncia una fondata speranza: anche noi, con la Parola di Dio sulle labbra e, soprattutto, nel cuore, possiamo, come Gesù, far fronte e superare le tentazioni, cioè proseguire la strada dell’evangelo. Gesù alle proposte e alle “seduzioni” del male risponde con tre citazioni bibliche.

Certo non basta citare la Bibbia (lo fa anche Satana, si noti), ma la Parola di Dio, se è riposta nel cuore, diventa la sorgente di luce e di forza. Possiamo contarci. L’importante è che essa non sia solo posta sulle labbra, ma abiti nei nostri cuori (Più grande del nostro cuore, Cdb Pinerolo, 1987, pagg. 20-23).

Vivere nella tentazione

 

In questi anni di revival di Lucifero o di esorcisti superattivi, la pagina delle tentazioni evoca paesaggi assai consueti. Nel panorama dell’esegesi cristiana coesistono interpretazioni diverse. Chi vi legge, ingenuamente, un resoconto storico, chi l’elenco delle successive tentazioni di Gesù, chi il paradigma delle tentazioni di ogni cristiano, anzi il rispecchiamento della tentazione umana nei suoi vari risvolti.
La lettura “spirituale” ha evidenziato che solo la forza della Parola di Dio può cacciare ogni “diavolo” dal nostro cuore.
La lettura politica ci ha aiutato ad individuare quanti diavoli si camuffano da teologi, quanti potenti usano la Bibbia per legittimare il loro dominio. Sottratta ai colori della demonologia popolare, questa pagina delinea un volto di Gesù poco conosciuto e ci aiuta a ritrovare la realtà quotidiana del nazareno. Il diavolo, cifra del male in tutte le dimensioni, sta a dirci che Gesù, proprio come noi, dovette compiere un itinerario in cui la fedeltà alla chiamata di Dio non fu per nulla scontata.
Egli entrò negli orizzonti di Dio a fatica, lottando. Gesù, lungi dal possedere la volontà di Dio, la cercò tra i richiami dell’egoismo e i sentieri dell’amore, in un conflitto interiore in cui furono presenti la notte, l’ignoranza del mistero di Dio e delle Sue vie, il fascino delle scorciatoie e degli idoli.

Non è inutile ricordare tutto questo perché siamo spesso prigionieri di una cristologia “gloriosa” che rende solo apparente l’umanità di Gesù.
Ma questa pagina dell’evangelo contiene un altro messaggio radicale.
Gesù incarna e manifesta che cosa è l’esistenza umana davanti a Dio: un’esistenza “tentata”, con tutti i connotati della precarietà. Egli, che per noi è il testimone di Dio per eccellenza, ci dice che essere “esposti alla tentazione” è la ineludibile condizione della nostra creaturalità.
Se, dunque, è necessario combattere contro le tentazioni, cioè contro ciò che ci separa dalla fiducia e dalla disponibilità a Dio, non è meno vero che occorre tornare consapevolmente alla nostra condizione di persone tentate, di esistenze precarie. Essere credenti significa prendere sul serio il fatto che la nostra vita e la nostra fede non sono un possesso indisturbato, ma una realtà ed un dono esposti alle imprevedibili sfide dell’umana navigazione.
Le chiese cristiane, strutturandosi come potenze, hanno voluto sottrarsi a questa “esposizione”, a questa avventura “esposta” ai venti della fragilità, alle intemperie della storia e alle prove, ma proprio questo sottrarsi ai rischi della tentazione-navigazione incerta e contrastata, le ha consegnate al satana del potere, dell’immagine, del denaro.
La chiesa gerarchica, garantita dall’assistenza divina, madre e maestra dei popoli, impinguata da concordati e privilegi, sponsorizzata o pubblicizzata da tutte le televisioni del mondo, non sa più che cos’è questa “tentazione”, cioè il cammino pericoloso e precario di Gesù. Le sue pressoché uniche “tentazioni” sono le contese tra grandi della storia, lotte di potere.
Ma esiste, per dono di Dio, e si diffonde un cristianesimo che vive ogni giorno nella tentazione, non cerca alleanze o compromessi, non si rifugia dietro presunte infallibilità, non occupa i video del mondo, ma penetra in molti cuori. Non ha presunzioni magisteriali, ma “tenta” di far compagnia alle donne e agli uomini che cercano verità e giustizia, in piena solidarietà con le loro incertezze, le loro precarietà e le loro speranze.
Gesù non ha distribuito sicurezze: ha solo testimoniato la certezza che la compagnia di Dio non ci abbandona mai, che il Suo amore non ci lascia disperare e soccombere nella “tentazione”.
Così ci ha insegnato a pregare (Il dono dello smarrimento, Viottoli, 2000, pagg. 18-20).

(Questo contenuto è di proprietà di padre Franco Barbero - CDB)