XXXI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO - ANNO B
Commento al Vangelo: Mt 2,28-34
- L’Amore secondo il Vangelo

Nel Vangelo, Gesù ci invita ad "amare il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza". Queste parole ci pongono di fronte a una questione fondamentale: cosa significa realmente "amare"? Parlando con diverse persone, mi sono resa conto che ognuno di noi ha un proprio modo di esprimere l’amore. Spesso, le nostre aspettative su come l’altro debba amarci influenzano profondamente le relazioni che intratteniamo. Quando le azioni altrui non corrispondono alle nostre “aspettative interiori”, ci sentiamo frustrati, soli, incompresi e arrabbiati. Ciò ci porta a chiederci: stiamo amando l’altro o stiamo amando le nostre aspettative, i nostri progetti e i nostri desideri? È un interrogativo fondamentale che ci invita a riflettere sul vero significato dell'amore.

La risposta di Gesù è un invito profondo e radicale a riconsiderare la nostra idea di amore, partendo da Dio. Ma chi è Dio per noi? È solo un’entità distante e invisibile, oppure è qualcuno o qualcosa che possiamo conoscere e sperimentare? Per un credente, Dio rappresenta l’essenza stessa della vita e dell’amore. Secondo la mia interpretazione, Dio è presente in noi e nel creato, è il riflesso della nostra essenza. La Scrittura ci dice che siamo stati creati a Sua immagine e somiglianza. Questo ci porta a riconoscere che ogni aspetto della creazione, ogni persona, ogni emozione e ogni esperienza è una manifestazione di quella divinità. Amare Dio, quindi, significa riconoscere questa presenza divina in tutto ciò che ci circonda e nel nostro stesso essere.

Quando Gesù ci esorta ad amare Dio con tutto il nostro cuore, non possiamo non chiederci cosa ciò comporti nella nostra vita quotidiana. Amare con tutto il cuore implica un amore che si esprime anche nella nostra relazione con noi stessi. Iniziamo a scoprire come prenderci cura di noi, come alimentarci emotivamente e spiritualmente, affinché poi possiamo estendere questa cura alle relazioni quotidiane. Significa affrontare le sofferenze proprie e altrui con compassione, aprendoci al dolore degli altri e imparando da esso. Un cuore che ama è un cuore aperto, disponibile ad abbracciare la sofferenza e a trasformarla in un’opportunità di crescita e comprensione.

Amare con la mente significa ascoltare e contemplare. Ascoltare Dio nel silenzio richiede una mente liberata dai pensieri incessanti, pronta a dare spazio alla Sua voce, che può manifestarsi in molti modi. È nell’ascolto che possiamo scoprire le intuizioni più profonde, quelle che ci spingono a cercare la giustizia e il rispetto per il nostro pianeta, che è la “casa” di tutti noi. Contemplare significa anche riconoscere nei cambiamenti esterni i nostri movimenti interiori, le emozioni nostre e altrui, e saper discernere quando è meglio parlare o tacere. Vivere nella presenza richiede attenzione e consapevolezza, e per questo è necessario avere una mente e un cuore in sintonia, sempre pronti a rispondere ai cambiamenti che ci circondano.

La "forza", l'ultima componente dell’invito di Gesù, ci invita a considerare la resilienza e l’impegno. Amare con tutta la forza implica un amore che resiste alle avversità e alle distrazioni. Ci ricorda che l’amore non è solo un sentimento passeggero, ma un impegno duraturo. Amare Dio richiede un impegno costante per tutta la vita, una dedizione che non conosce pausa. Questo amore è una costruzione quotidiana, un lavoro che richiede perseveranza e determinazione. La sfida sta nel non arrenderci di fronte alle difficoltà o alle tentazioni di allontanarci da questa chiamata all’amore.

Amare con tutta la forza ci invita anche a riflettere su come possiamo espandere questo "tesoro interiore" che abbiamo dentro di noi. È fondamentale partire da noi stessi, riconoscendo il frammento divino che ognuno di noi porta in sé. Dobbiamo cercare il "contatto" con questo tesoro, impegnandoci a nutrirlo e a farlo crescere. Ciò significa emarginare a poco a poco gli interessi materiali che non sono strettamente necessari per vivere una vita sobria e dignitosa. È un invito a distaccarci da ciò che ci appesantisce e a trovare la libertà mentale necessaria per dedicare tempo alla nostra crescita interiore.

Ci sono molti modi per espandere e far fruttare questo "tesoro interiore". Ogni essere umano deve trovare il proprio percorso. Tuttavia, la regola fondamentale è che non si inizia, né si cammina, se si pensa di mantenere invariati i “possessi” materiali. L'accumulo di beni può allontanarci dalla vera essenza dell'amore. Un cuore e una mente occupati a proteggere e accumulare “di più” non hanno la libertà di sviluppare quella parte di “essere interiore” che è la scintilla divina. Al contrario, chi trova il tempo per coltivare il proprio mondo interiore si accorge di riconoscere Dio in ogni cosa che osserva, in ogni evento che vive.

Entrando in contatto con il Dio-amore che ognuno ha dentro, e mantenendo questo contatto in tutta la quotidianità, ci ritroviamo immersi nell’amore universale di Dio. In questo stato di consapevolezza, comprendiamo che facciamo parte di un tutto, e che amare tutto ciò che esiste significa anche amare noi stessi. La relazione con gli altri si trasforma, e il secondo comandamento, "Amerai il prossimo come te stesso", diventa scontato, naturale. Se ho scoperto “dentro” di me la mia parte divina e sono certa che esiste in ogni essere umano e in tutto il creato, non posso fare a meno di amare ciò che è parte di me. Siamo tutti connessi in un grande corpo universale, e quindi il bene di ciascuno è anche il mio bene, la loro felicità è la mia felicità, e la loro sofferenza è anche mia.

Chi di noi non ha mai provato la gioia che si prova quando facciamo qualcosa per il bene degli altri? Chi non ha avvertito quella luce interiore che brilla quando amiamo qualcuno o qualcosa, semplicemente perché esiste? Questi momenti di connessione profonda con gli altri e con il creato sono esperienze che ci insegnano il vero significato dell'amore incondizionato. Quando amiamo senza riserve, troviamo una felicità duratura che non dipende dalle circostanze materiali.

Il “contatto” che si stabilisce con l’altro non è più superficiale; va oltre le manifestazioni esteriori e ci invita a vedere la sofferenza che spesso si cela dietro il comportamento di una persona. Riconoscere la sofferenza dell’altro, anche quando si esprime in modi aggressivi o negativi, ci permette di stabilire un “contatto d’amore”. È importante ricordare che quel frammento di Dio è sempre presente, e rappresenta “puro amore incondizionato”.

In conclusione, la risposta di Gesù allo scriba, “non sei lontano dal regno di Dio”, ci invita a riflettere su come possiamo vivere quotidianamente in questo “stato” d’amore. Chi riesce a mantenere un’apertura verso il prossimo, verso gli eventi della vita e verso la natura, è già nel regno di Dio. Non cerca il paradiso in alto o nell’al di là, ma lo vive qui e ora, nel presente. Ogni momento diventa un dono, un’opportunità per essere uno con Dio, per vivere in armonia con il creato e con le persone che ci circondano. Questa connessione profonda è sia un privilegio che una responsabilità, e ci sarà chiesto di rendere conto del nostro amore, non solo verso Dio, ma anche verso gli altri e verso noi stessi. Amare in questo modo è un cammino che ci conduce verso la vera essenza dell’esistenza, un invito a essere uniti in un amore che trascende il nostro io individuale, per abbracciare l’unicità e la sacralità di ogni creatura.

(Questo contenuto è di proprietà della Chiesa Vetero-Cattolica Riformata)


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